Scusa Facebook, ma senza i post degli amici sei molto meglio

Scusa Facebook, ma senza i post degli amici sei molto meglio

Addio selfie e “buongiornissimi”. Ora comando io

Qualche giorno fa, complice il fatto di essermi svegliato piuttosto presto, ho approfittato del tempo a mia disposizione per fare un po’ di pulizia sulla bacheca di Facebook.

Dopo circa mezz’ora che nascondevo roba, ripercorrendo a ritroso il news feed, mi sono accorto di una cosa: erano rimasti quasi esclusivamente i post pubblicati dalle Pagine che seguo.

Nel ripulire la bacheca, dunque, mi ero mosso in direzione contraria a quella di Facebook, il quale, al fine di dare sempre maggiore visibilità ai contenuti pubblicati dagli amici, apporta continue modifiche al suo algoritmo. Un’attività, questa, che va a netto discapito delle Pagine.

L’aver rimosso dal news feed le condivisioni degli amici che ho reputato non in linea con i miei interessi ha nettamente migliorato il mio rapporto con la piattaforma e in questo articolo voglio spiegarvi perché non tornerei indietro. Neanche se fossi sotto tortura.

Aiutati che zio Mark t’aiuta

Partiamo da una domanda: perché ho deciso di ripulire il news feed di Facebook?

Perché il problema, se così possiamo definirlo, è che a me dei selfie‬ “artistici”, delle analisi da quattro soldi sulla situazione geopolitica europea e dei video in diretta dall’ultimo (ed estenuante) concerto di Bruce Springsteen, non me ne frega un beneamato cazzo.

Di un articolo che analizza con cognizione di causa quello che sta accadendo in Turchia, invece, me ne frega eccome. Così come me ne frega di conoscere gli eventi che avranno luogo nella mia città o approfondire le opere di un’artista che stimo.

Contenuti, questi, che di certo la famigerata casalinga di Voghera non condivide, preferendo di gran lunga dedicarsi alla pubblicazione compulsiva di foto di colazioni, gatti e bambini.

L’unione tra la naturale tendenza al condividere puttanate – perché di puttanate si tratta, diciamocelo chiaramente – e la logica dell’algoritmo di Facebook, fa sì che la propria bacheca, se non opportunamente calibrata, si trasformi in breve tempo in una vera e propria chiavica.

Come è possibile, dunque, uscire da questo loop infernale (voluto e agevolato da Facebook) e tornare ad essere padroni di un news feed che rispecchi veramente i propri interessi?

Il segreto sta tutto nel manifestare il proprio disappunto, nascondendo i post che riteniamo privi di valore e chiedendo alla piattaforma che i futuri ci vengano mostrati il meno possibile.

Niente di trascendentale, dunque, ma c’è un però…

“Non siamo noi che siamo razzisti, sono loro che sono napoletani” [cit. Giobbe Covatta]

Arrivati a questo punto, l’obiezione più ovvia che mi si potrebbe muovere è: “Ma se non ti piace ciò che condividono alcuni dei tuoi contatti, perché non li rimuovi dagli amici?”.

Per quanto io concordi pienamente con la rimozione dei contatti “inutili”, anche quando si tratta di parenti o colleghi, esistono zone grigie che rendono la scelta non così semplice e immediata.

Mettiamo, ad esempio, che un amico con il quale sono in contatto tramite Facebook suoni in un gruppo rock e che io provi sincero apprezzamento per la sua musica. Lo stesso amico, però, è anche un amante dei gatti e, quando non condivide aggiornamenti e contenuti legati alla sua attività di musicista, le foto dei felini dominano il suo profilo, infestando il mio news feed.

In una situazione del genere, le possibilità che mi si presentano sono soltanto 4:

  • Subire passivamente ogni tipo di condivisione
  • Nascondere di volta in volta le condivisioni che non mi interessano
  • Nascondere vita natural durante tutti suoi aggiornamenti
  • Rimuovere il mio amico dai contatti di Facebook

È evidente, dunque, come su Facebook non sia ancora possibile effettuare una scrematura dei contenuti che vada oltre l’identità dell’utente, ovvero si basi sulla tipologia di quanto condiviso.

Una mancanza, questa, che il più delle volte mi ha portato ad optare per la linea dura, rimuovendo l’utente dagli amici o decidendo di non visualizzare mai più i suoi aggiornamenti.

Non so voi, ma a me fa sorridere il fatto che, sulla piattaforma che si propone di aiutare l’utente a connettersi e rimanere in contatto con le persone della sua vita – così come è scritto a caratteri cubitali nella homepage – l’unica scelta possibile sia tra tutto e niente.

Eppure è oltremodo bizzarrro credere che ci possa piacere tutto di tutti. O no?

Facebook: la perfetta macchina della deficienza

La verità è che Facebook dà risalto ai post degli amici, considerando unicamente il “chi” e non il “cosa”, perché questo è più che sufficiente a ridurre la visibilità dei post delle Pagine. Le quali, se non vogliono sparire dalle bacheche, sono di fatto obbligate ad investire nell’advertising.

Quella di mostrare soprattutto gli aggiornamenti delle persone “alle quali vuoi bene” e “che ti vogliono bene”, dunque, è solo una banale scusa per fare altra grana. Nient’altro.

A livello contenutistico, poi, il risultato di questa strategia è che su Facebook “lammerda” regna sovrana. E questo perché, come dicevo prima, siamo tendenzialmente portati ad utilizzare i social per condividere contenuti fondamentalmente autocelebrativi (selfie & co.), leggeri (battute, citazioni, etc.) o tra l’insignificante e l’insulso (“Che caldo che fa oggi” e simili).

Il fatto che Facebook dia loro risalto fa sì che il riuscire a scovare e proporre qualcosa di più sostanzioso sia estremamente difficile, tanto per il singolo utente, quanto per la Pagina.

Siamo di fronte, in pratica, alla perfetta “macchina della deficienza”.

Una macchina alimentata quotidianamente dai suoi stessi utenti e che nel mix esplosivo tra stupidità, vanità e pigrizia dell’uomo ha trovato il suo elisir di lunga, lunghissima vita.

Eppure, per quanto diabolico sia, l’incantesimo creato da zio Mark può comunque essere rotto…

Salagadula, kittesencula, biddibi-boddibi-bu

Prima di illustrarvi i vantaggi di cui sto beneficiando grazie alla pulizia del news feed fatta giorni fa, permettetemi di mettervi al corrente di un fatto: tolti quelli puramente demenziali e/o volutamente pacchiani, i contenuti proposti da moltissime Pagine Facebook sono ben fatti.

E se dico questo è perché so quanto lavoro c’è dietro alla realizzazione e diffusione di un qualcosa, specie quando questo qualcosa ha lo scopo di informare e/o intrattenere l’utente.

In una realtà svantaggiosa come quella che ho descritto, la qualità è l’unica cosa che può portare un contenuto a battersi ad armi pari con “lammerda” che condividiamo.

Una qualità che può essere raggiunta solo ed esclusivamente attraverso l’impegno di chi quotidianamente si scontra con le logiche che abbiamo visto e che, proprio per questo, sa che producendo un contenuto mediocre finirebbe con l’essere tagliato fuori dal sistema.

Per questo vi dico che, se c’è una Pagina che vi piace, è in primis nel vostro interesse fare una pulizia del news feed. In quanto pian piano i suoi post torneranno a farne parte e la vostra permanenza su Facebook non potrà che trarne un sensibile giovamento.

Nel mio caso, ad esempio, ho riscoperto il piacere di approfondire i contenuti proposti da pagine come Picame, web magazine italiano dedicato alle arti visive ed alla creatività, o Case e luoghi abbandonati, essendo io profondamente affascinato da questo tipo di strutture.

Sono solo due esempi delle tante realtà che, ormai, non vedevo più comparire nella mia bacheca e che invece, grazie al fatto di aver manifestato il mio disinteresse nei confronti dei gattini e dei 3/4 delle puttanate che siamo soliti condividere, sono tornati a comparire.

E mai, dico mai, sono stato più contento di essere su Facebook.

Alla prossima!


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Simone Bennati

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6 risposte

  1. Antonio Picco ha detto:

    La strategia per la quale su Facebook “lammerda” regna sovrana è il fenomeno che io chiamo “la deriva tumbleriana” dei social network, causata dalla condivisione di meme, scritte, aforismi, vignette ecc. pubblicate da pagine create per piacere mediamente a tutti.

    • Simone Bennati ha detto:

      Sono d’accordo con te @antoniopicco:disqus: molte Pagine pubblicano merda perché hanno capito che tira, dando così luogo ad un circolo vizioso dal quale è estremamente difficile emergere con qualcosa di diverso.

      Rimane il fatto che, se Dio vuole, non tutti hanno scelto di “macinare fan” adottando questa scelta e chi, al contrario, propone invece contenuti leggermente più impegnati, sa che deve mettercisi buttando il sangue. Perché solo puntando all’ottimo ha qualche possibilità di spuntarla contro il mostro di cui sopra.

  2. AndyT ha detto:

    Eh, la zona grigia

    Mi trovo nella stessa situazione su LinkedIn: inizi a seguire qualcuno per un post ben scritto, e poi scopri che la stessa persona, per ogni articolo serio, condivide cento gatti, quaranta buongiornissimi, venti Noi che non avevamo WhatsApp… e magari una manciata di Ah, quando c’era Lui

    Pulizia, pulizia, pulizia, senza pietà.

    • Simone Bennati ha detto:

      E questo fa rodere il culo. Molto, anche.

      Se fosse permesso di scindere tra le tipologie di contenuto, come se fossero categorizzati (Es. Foto di Tizio con tag “SocialMedia”: SI – Foto di Tizio con tag “Gatti” : NO), sarebbe enormemente meglio.

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