Basta con questi social network: rivogliamo l’anonimato!

Basta con questi social network: rivogliamo l'anonimato!

Nostalgia, nostalgia canaglia

Oggi mi sento un po’ nostalgico. Ogni tanto capita.

Stavo ripensando a quando ancora i social network non esistevano. A quando neanche i blog e le connessioni ADSL esistevano e l’utente passava la maggior parte del tempo in chat, soprattutto perché online non c’era molto altro da fare.

Anche io all’epoca chattavo una cifra. E lo facevo all’interno della rete IRC, ovvero la semprecara IRCnet. Magari alcuni di voi se la ricordano ancora e ricordano pure mIRC, il software in grado di sfruttare il protocollo IRC e quindi IRCnet stessa.

mIRC era, in parole povere, il programma che, una volta installato sul proprio PC, ci permetteva a moltissimi utenti di chiacchierare tra loro, sia in pubblico, ovvero sotto gli occhi dei presenti, che in privato, ovvero a tu per tu.

Le stanze di discussione erano chiamate canali e, neanche a dirlo, io stavo quasi sempre nel canale #roma e nel canale #italia.

mIRC - Screenshot

La tipica schermata di mIRC una volta che ci si è connessi ad uno dei server della IRCnet e si è entrati in un canale.

I più scafati, invece di usare mIRC, andavano online attraverso delle versioni più coatte del software chiamate Script.

Queste erano dotate di una miriade di funzioni aggiuntive e con una più ampia possibilità di personalizzazione. Ricordo che tra quelli che andavano per la maggiore in Italia c’erano il Pizza Script e il Venom Script. Se ti connettevi con quelli, allora eri un figo.

Per avere l’elenco degli script italiani più noti vi rimando a questa lista.

Quando c’era mIRC i fake partivano in orario

Se ultimamente ripenso spesso a quel periodo è perché ho come l’impressione che molti di noi vorrebbero tornarci, o meglio, vorrebbero che alcuni elementi caratteristici della comunicazione online dell’epoca venissero ripristinati.

Quando parlo di “elementi caratteristici” mi riferisco soprattutto al concetto di anonimato.

Come potete vedere dallo screenshot che ho pubblicato poco sopra, nella parte destra figurano una serie di nomi strani preceduti da una chiocciola: quelli sono i nickname appartenenti agli utenti connessi al canale. Nessun nome e cognome. Nessun indirizzo email. Nessun dato personale. Su IRCnet  un’identificazione formale non era richiesta al fine di poter usufruire del servizio, fatte salve alcune eccezioni per utilizzi più avanzati rispetto al semplice chattare.

Gli utenti, inoltre, non avevano a disposizione alcuna pagina personale o profilo. Dunque niente foto, niente biografia, niente “situazione sentimentale” o professionale… Niente di niente. Ti bastava avere una connessione, un nickname unico nel suo genere e via, potevi chiacchierare con chi volevi. Ore ed ore a scambiarsi opinioni e pensieri con dei perfetti sconosciuti. Era o non era un bel modo di fare conoscenza?

Certo, tutto questo “non sapere” esponeva a dei rischi, ma quanto ci si sentiva più liberi di essere e di dire rispetto ad oggi? Quanto eravamo più rilassati nel conversare con qualcuno?

Ed è proprio su questo aspetto che voglio portarvi a ragionare…

Questa voglia di anonimato, di non metterci la faccia, di agire sentendosi protetti da un nome fittizio, quasi fosse uno scudo invalicabile, mi sembra pian piano riprendere corpo tra l’utenza. E’ come se molti avvertissero il bisogno di tornare alle origini del web.

Se da un lato i social network hanno fatto sì che potessimo raggiungere decine, centinaia, se non addirittura migliaia di persone, dall’altro la loro implementazione ha inibito il desiderio di tirare fuori il nostro lato più intimo. Oggi appariamo, ci mostriamo in tutte le salse, ma difficilmente siamo. E se siamo, non lo siamo mai comunque fino in fondo, perché il fatto di essere riconosciuti ci inibisce, ci limita nel nostro esporci.

La domanda, a questo punto, diventa inevitabile: meglio adesso o meglio prima?

Alla prossima!


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Simone Bennati

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13 risposte

  1. Evening Star ha detto:

    Buongiorno Simone,
    bella domanda!!
    Anche io mi ricordo le belle chiacchiere con perfetti sconosciuti e ricordo anche come fosse poi facile sentirsi più liberi di esprimere il proprio pensiero, e anche liberi di lasciare la conversazione nel momento in cui comparivano persone moleste. Dietro alla maschera dell’anonimato si potevano fare confidenze, esprimere opinioni riguardo ad argomenti per i quali o non trovavi interlocutori (tipo cinema, libri, etc.) oppure non riuscivi per motivi personali a parlare con nessuno…
    Poi sono arrivati i vari social…in particolare quelli che conosco sono FB e TW…
    A Facebook mi sono iscritta per seguire la vita di parenti che vivono in Australia, poi dopo ho scoperto che potevo mettermi in contatto con gli amici di infanzia, poi ti iniziano a chiedere l’amicizia conoscenti, colleghi, gente con cui hai a che fare per lavoro, ex…ed il cerchio si allarga…
    si allarga, si allarga così tanto che ogni volta che esprimi un pensiero, fai un commento devi stare attento perché potresti ferire questo o quello, compromettere questo o quel rapporto…e poi tutta questa sovraesposizione della vita altrui che ti sommerge diventa pesante, gente che posta centinaia e centinaia di foto, commenti su tutto…mi ha un po’ stancato…
    Per questo poi ho deciso di scuriosare un po’ su Twitter…dove in effetti ho capito subito che era possibile mantenere l’anonimato e quindi mantenere una maggiore libertà di espressione…non che io debba dire chissà che cosa…e poi mi piace sapere che posso scegliere io chi seguire, posso scrivere liberamente senza dover pensare che possa avere ripercussioni sul lavoro, sulla famiglia…
    Non so però se per la maggior parte delle persone sia così…a me piace avere questi due profili social…
    …comunque sarebbe un bellissimo argomento per una ricerca sociologica!!!
    Ciao!!

    • Simone Bennati ha detto:

      Buongiorno Evening Star,

      grazie per il corposo commento che mi hai lasciato 🙂

      Ho una domanda da farti, in quando noto una leggera contraddizione nel discorso che hai fatto: quando accenni a Twitter ne parli come il social network in cui “era possibile mantenere l’anonimato e quindi mantenere una maggiore libertà di espressione”. Un fatto, questo, che consideri positivo. Quello che mi chiedo, allora, è il perché della tua pic. Non ho fatto alcuna ricerca perché non mi interessa farne, ma se quello è veramente il tuo volto, l’anonimato, almeno in parte, è comunque andato a farsi friggere.

      Hai pensato che fosse una parte rinunciabile del concetto di anonimato stesso?

      Grazie 🙂

      P.S.
      Sono quasi sicuro che ci siano in giro moltissimi studiosi che abbiano già ampiamente trattato il fenomeno dell’anonimato online. Se un giorno incappare in una lettura interessante proprio su questo tema, magari te la giro 😉

      • Evening Star ha detto:

        Buongiorno Simone!

        Aiuto!
        Se da questa unica foto, presente solo nel mio telefono, ed in nessuna altra parte di internet, si riesce a risalire alla mia identità, allora più che una contraddizione è un svista notevole da parte mia…ed in questo caso ti invito a segnalarmelo quanto prima magari in sede privata!!!

        Se invece tu intendi che rinuncio all’anonimato solo perché mostro una parte del mio viso, questo non credo sia una contraddizione…penso che almeno un dettaglio di sé bisogna mostrarlo, giusto per avere un’idea della persona con cui si sta parlando…poi che tra i contatti (su twitter evito persone che conosco) ci possa essere qualcuno che mi conosce…posso sempre dire che quella non sono io!

        P.S.: Che poi se scatta la sincronizzazione (che non so cosa sia, ma la temo moltissimo!!) FB e Twitter sono rovinata!!!

        • Simone Bennati ha detto:

          Se ci tieni veramente a non essere riconosciuta, quella foto è al posto sbagliato. Spesso non teniamo da conto un fatto molto semplice, ovvero che “il mondo è piccolo” e che il caso può farci incontrare persone in contesti nei quali non ci aspetteremo di trovarle. Ora, se l’incontro è fortuito ma gradito, è un conto… Ma se non lo è? Kevin Mitnick, forse l’hacker più famoso del mondo, sosteneva che “L’unico computer sicuro è un computer spento”. Penso che lo stesso si possa applicare al concetto di anonimato online: se vuoi rimanere anonimo, allora non andare online. Ma se comunque decidi di farlo, allora riduci a zero le possibilità che qualcuno ti riconosca.

          Direi che fila, no? 🙂

          • Evening Star ha detto:

            Fila, fila…
            La pic può variare sulla base del grado di anonimato che si vuole avere. Io non vorrei un anonimato assoluto, ma semplicemente uno che mi permetta di starmene per i fatti miei.
            Tanto non devo dire o fare nulla di compromettente, se mi

          • Evening Star ha detto:

            …trova qualcuno, pazienza!

  2. Monica ha detto:

    Meglio prima ! Non ricordo di aver mai pensato alle possibili ripercussioni quando al posto del mio nome c’era un nickname … quando anche l’altro /a era uno sconosciuto /a …
    Ho scelto io di essere su twitter con il vero nome ma solo perché tanto in un modo o nell’altro chi ti riconosce c’è sempre … ( senza contate che certe cose proprio non va’di condividerle con chi incontri nella vita reale o con i parenti … eh si pure quelli ci sono e non e aspettano altro … ) quindi non é possibile essere se stessi fino in fondo , anche se in questo modo ci si perde la parte piu’ bella !!!
    le ripercussioni ci sono eccome …
    Per questo era meglio l’anonimato !
    🙂

    • Simone Bennati ha detto:

      Ciao @disqus_Ij1eujLlKS:disqus,
      sinceramente non mi aspettavo di trovare un commento così “estremista” dalla parte dell’era meglio prima 😀 Non da te personalmente, ma in generale. Beh, vista la situazione, non so se la cosa potrebbe aiutarti, ma mi sento di specificarti che IRCnet è viva, vegeta e lotta insieme a noi! 🙂 Lo screenshot che ho pubblicato, infatti, è di ieri. L’ho realizzato subito dopo aver scaricato mIRC ed essermi connesso ad IRCnet. La gente, come vedi, c’è e, se tanto mi dà tanto, ancora oggi un buon numero di utenti dovrebbe essere attivo. Se ti va di sperimentare, anche solo per una mezz’oretta la sera (ovvero la fascia oraria in cui, di solito, la gente “ai tempi miei” ci stava di più), ti consiglio vivamente di farlo 🙂

      • Monica ha detto:

        Ciao Simone , non é questione di mancanza, se voglio parlare con qualcuno in forma anonima il modo c’è!
        É più che altro insofferenza verso i social da parte mia , ho da sempre sensazioni altalenanti nei loro confronti … infatti quando arrivo al punto di sopportare più certe “falsità” dovute ciò di cui si é già parlato sparisco per un certo periodo , é già capitato in passato e l’unico motivo che mi ha trattenuto dal non cancellare tutto sono quelle 5/6 persone che sono ormai diventate quasi amici …
        Mi rendo conto che il problema é mio e non del social …
        Ma la verità di base é che l’idea di “autocensura” mi può star bene per un po’ ,ma alla lunga no .
        Del resto credo che ci siano persone che si possono permettersi di non farsi problemi di alcun tipo a scrivere liberamente , io però non posso 😉 tutto qui !

        • Michela ha detto:

          Ultimamente pensavo allo stesso argomento (in modo generico, non tanto a mIRC)… e sono d’accordo con Monica, anch’io sto iniziando ad essere insofferente verso i social (in particolare FB) e il fatto di ritrovarsi sempre praticamente “in piazza”… Esempio banale: foto scema di gruppo, tutti vogliono una copia, condividiamo su whatsapp (il bluetooth è ormai inutile) e al 100% qualcuno la butterà su FB…

          • Monica ha detto:

            Esatto 🙂 e anche se glielo spieghi il perché non vuoi la foto qualcuno la manda lo stesso ….
            Come ti capisco

  3. Roberto Palumbo ha detto:

    Le tue riflessioni riguardanti la piacevolezza dell’anonimato in rete mi hanno fatto ricordare quella di alcune chiacchierate con gli altri viaggiatori durante i miei lunghissimi viaggi in treno di un tempo (salvo sentire spesso l’esigenza di scambiare almeno il nome verso la fine ed augurarsi buona fortuna per il futuro): quand’anche non si giungesse a presentarsi, la cosa non mi dava fastidio, anzi, trovavo che le chiacchiere costituissero un buon modo per impiegare il tempo costretto a trascorrere a bordo (all’epoca, la connessione a bordo era impossibile e l’alternativa per stare bene era rappresentata, almeno per me, dall’immergersi nella lettura). In generale, però, non amo l’anonimato e non ho mai amato le chat: sarà che ho sempre vissuto autenticamente la vita, ma non ho mai avuto bisogno di interlocutori anonimi cui affidare confessioni morbose od inaccettabili per coloro che mi attorniassero nella vita reale; attualmente, utilizzo la chat molto di rado e siccome utilizzo, in particolare, le cosiddette stanze rosse, l’anonimato risulta essere quasi inevitabilmente foriero d’inconcludenza, piuttosto che di ricerca di qualcuno con cui intrattenersi in maniera godibile dal vivo.
    Quanto ai social network – in primis, Facebook – come dovresti ormai ben sapere, sto disaffezionandomene progressivamente e penso anch’io che la gente non riesca a rivelarvi il proprio più autentico Io od anche solo a comunicare civilmente, ma non attribuisco la responsabilità di ciò ai social network: credo piuttosto che siano stati concepiti (tra le altre cose) proprio per esasperare tali limiti delle masse e che pochissimi siano in grado di calibrare molto bene i vantaggi derivanti dalla propria presenza online con l’inevitabile rinuncia ad una quota significativa della propria privacy.

    • Simone Bennati ha detto:

      Ciao Roberto Palumbo,

      innanzitutto voglio ringraziarti per questo corposo e significativo commento.

      Splendida l’immagine del viaggio in treno che evochi. Anche io, spesso e volentieri, mi sono trovato ad affrontare viaggi durante i quali mi sono perso nella lettura o nelle chiacchiere con chi occupava i posti vicino al mio. L’immagine dello “sconociuto sul treno”, tra l’altro, mi ha sempre affascinato. Ho sempre associato a questa figura quella del confessore, ovvero qualcuno al quale puoi raccontare di tutto di te, tanto è altamente improbabile che vi vedrete di nuovo.

      Da questo punto di vista, sistemi di chat come la rete IRC offrivano, e offrono tutt’ora, un’ottima copertura verso chi sente intimamente il bisogno di esprimersi liberamente ma trova difficoltà nel farlo con le persone appartenenti alle proprie “cerchie”, per dirla alla Google+.

      Tempo fa scrissi un post proprio riguardo alla difficoltà che molti hanno nell’essere loro stessi all’interno dei social network. Una difficoltà dovuta al fatto che, a parer mio, siamo costantemente in cerca di approvazione da parte di chi ci circonda. Come se il punto di vista dell’altro, chiunque esso sia, sulla nostra persona sia qualcosa di cui curarsi fino all’estremo, ovvero fino al punto di nascondere quello che per noi stessi, o per il pensiero comune, è considerato inaccettabile.

      Ti linko il post sperando che tu possa trovare piacere nel leggerlo: https://bennaker.com/social-network-e-realta/

      Grazie e un saluto!

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