5 modi di sprecare malamente la bio di Twitter

5 modi per sprecare la bio di Twitter

Bio? Ma nel senso di “biologico” ?

Twitter è uno strumento meraviglioso. E lo è per millemila motivi diversi.

Primo su tutti, il fatto che gli utenti debbano esprimersi in soli 140 caratteri, cosa che porta coloro che non si lasciano scoraggiare a raggiungere una capacità di sintesi superiore alla media.

Quella stessa capacità che, ad esempio, andrebbe sfruttata anche in fase di compilazione della bio: come noto, infatti, la bio di Twitter può contenere un massimo di 160 caratteri, i quali dovrebbero essere utilizzati dall’utente per descrivere se stesso o la propria attività.

C’è però chi sembra non aver colto l’importanza di questa sezione e ha finito con lo sprecarla, esattamente come hanno fatto i 5 tipi di utenti che stiamo per vedere.

Profilo che vai, biografia che trovi

Il citatore

Oscar Wilde

Uno degli errori che vedo commettere più spesso da chi non ha colto (o forse non ha voluto cogliere) l’importanza della bio di Twitter è quello di sfruttare i 160 caratteri per piazzarci una citazione, un aforisma o una qualsiasi altra frase più o meno celebre.

Questo fa sì che, ogni volta che mi imbatto nel profilo di un utente che ha scelto di farsi rappresentare dal pensiero di un altro, mi domandi: “Ma tu, qualcosa di tuo da dire, non ce l’hai?”

Io capisco l’amore per il genio di Wilde, così come quello per le frasi dei film; ciò che non capisco, piuttosto, è come dovrebbero fare gli altri a capire chi siamo e cosa ci stiamo a fare su Twitter.

Un pensiero originale, per quanto semplice, sarà sempre più efficace di qualsiasi citazione.

Il menefreghista

Barack Obama

Se nel caso precedente abbiamo visto utenti che si lasciano rappresentare dalle parole di altri, in questo troviamo individui che il bisogno di presentarsi non lo avvertono proprio e lo dichiarano apertamente nella loro bio. Per la serie Io sono un artista, non ho bisogno di spiegare un cazzo“.

Ebbene, permettetemi di svelarvi un segreto: non c’è niente di meno attraente di una persona che dimostra di non aver alcun desiderio di aprire la propria “casa digitale” ai visitatori.

Il controsenso, d’altronde, è palese: se uno sta sui Social Network è perché intimamente coltiva il desiderio di conoscere e farsi conoscere. Quindi, amici cari, smettetela di presentarvi come asociali e menefreghisti, tanto lo sanno tutti che non è così.

L’esaltato

Nerd

Fornire la definizione esatta dell’utente esaltato non è affatto facile, in quanto gli esaltati non sono né buoni, né cattivi, ma semplicemente… Esaltati.

Certi che riempire la bio di hashtag, citazioni e link faciliti l’accumulo di follower, questa si presenta come un’infinita sequenza di cancelletti, chiocciole e parole sottolineate, risultando non solo caotica, ma anche del tutto incomprensibile.

Davvero pensate scrivere #in @questo modo #sia @la scelta #più @giusta?

Il pigro

Pigro

“Non mi va di scrivere”, “Non so cosa dire e comunque non ho voglia di dire niente” e “Scrivere una bio? Uffaaa!!!” sono solo alcuni esempi di ciò che è possibile trovare nelle bio dei pigri.

Per loro, infatti, il presentarsi agli altri rappresenta una vera e propria scocciatura. Anzi, peggio: una tortura. Di quelle che non si augurerebbero neanche al peggiore dei nemici.

Una domanda, però, mi sovviene: amici pigri, dopo aver fatto i vostri bisogni, il culo ve lo lavate o aspettate che un geyser emerga dal pavimento del bagno e provveda a ripulire le regali terga?

Ovviamente aspettarsi una risposta da voi non avrebbe alcun senso.

Lo zitto

Silence

Concludo questa  breve rassegna parlandovi di quelli che, a parer mio, sono i campioni assoluti dello spreco di bio su Twitter: “gli zitti”, ovvero quelli la cui bio è vuota. Completamente vuota.

Lo zitto comincia a seguirti, tu vai a leggere la sua bio per capire chi è e… Non trovi un bel cazzo di niente. E sai perché non trovi U.B.C.D.N.? Perché stai guardando il profilo di uno “zitto”.

L’appeal di un profilo con una bio vuota è pari a quello posseduto da una vasca da bagno degli anni ’60 abbandonata lungo il bordo della superstrada. Di notte. Senza Luna. Con la pioggia.

Facciamoci conoscere e riconoscere su Twitter

Lo avrete ormai capito: il cattivo sfruttamento della bio di Twitter può facilmente trasformarsi in un boomerang, portando a risultare poco o per nulla “attraenti”.

Il consiglio, dunque, è quello di cogliere l’occasione che ci viene offerta dal Social Network cinguettante e sfruttare quei 160 caratteri per raccontarci e valorizzarci.

Illustrare chiaramente chi siamo e qual è il nostro ruolo è il miglior modo per presentarsi alla comunità e suscitare, quindi, interesse. Bio-dotatevi come si deve, dunque!

Alla prossima!


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Simone Bennati

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4 risposte

  1. Mario ha detto:

    Secondo me prendi Twitter troppo sul serio. Io vedo tutti i social come un posto in cui passare del tempo magari ridendo un po’ delle cose postate da altri, non come una missione di vita. Se voglio fare cose serie esco di casa e vivo la vita vera.
    Comunque hai dimenticato due categorie altrettanto squallide: i “professionisti”, che elencano tutti i loro titoli nella speranza che Obama li assuma alla Casa Bianca, e i “politicoidi”, che ostentano orgogliosamente la loro fede politica illudendosi che a qualcuno freghi qualcosa.

    • Simone Bennati ha detto:

      Ciao @disqus_6Xj5lqciqp:disqus,
      non posso negare di far parte di quella schiera di utenti che prendono Twitter seriamente, così come seriamente prendono tutte le altre piattaforme social. Se non posso è perché con questa roba ci lavoro. Situazione che mi mette nella condizione di poter osservare quante e quali dinamiche scaturiscano dall’uso dei social, corretto o meno che sia.

      Giusto per fare un esempio: ci sono persone che, a causa dell’uso che fanno dei social, perdono il lavoro, oppure non vengono selezionate dai cosiddetti “cacciatori di teste” per quelle che sono le posizioni vacanti.

      In ragione di ciò, credo che i social network meritino la dovuta attenzione e che sia dunque giusto ponderare bene l’uso che se ne fa.

      Non sono io a voler dare ai social tutta questa importanza, ma il progresso. E il progresso, piaccia o meno, ora tiene conto anche di questo.

      Per quanto riguarda, invece, le categorie “squallide” che mi proponi, quella dei “professionisti” è ahimè una triste realtà, anche se devo dire che, per il discorso di cui sopra, accennare a quelle che sono le proprie competenze non è del tutto scorretto.

      Credo che nel dosare gli ingredienti della propria bio ci vogliano buonsenso ed equilibrio, come tutto 🙂

      • Simona ha detto:

        Deformazione professionale, eh? Talvolta aiuta, talvolta distrugge si sa.
        Non vorrei ridicolizzare ma mi è venuta in mente questa frase storica dal film di Spider Man che mi pare si addica al tuo caso @Bennaker:disqus : ” da un grande potere derivano grandi responsabilità”. In altre parole chi non ci lavora (il buon ignorante), può permettersi di danneggiare o migliorare la propria immagine come meglio crede e usare gli strumenti con del potenziale solo al minimo e male; chi ci lavora (e qui si lega la frase del film) non può “fregarsene”! è come un medico che fuma!

        • Simone Bennati ha detto:

          Che dire? Non posso che essere d’accordo 🙂

          Se da un lato, infatti, è inutile sperare che chi usa Twitter solo per svago possa prendersi cura di certi aspetti, dall’altro, chi invece ne fa un uso professionale (o pseudo-professionale), dovrebbe rendersi conto che, operando in modo maldestro o arronzato, non solo danneggia la sua immagine, ma di certo non può essere considerato come un esempio al quale ispirarsi.

          Indi per cui, sì: “da un grande potere derivano grandi responsabilità” 🙂

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