A cosa serve avere tanti follower su Twitter?

A cosa serve avere tanti follower su Twitter?

Il domandone

Ogni volta che mi metto a parlare delle dinamiche che governano il delicato equilibrio tra following (utenti che seguiamo) e follower (utenti che ci seguono), c’è sempre qualcuno che mi domada: “Perché un utente di Twitter dovrebbe essere interessato ad avere tanti follower?”

Una quesito legittimo, il quale, però, rivela un’oggettiva difficoltà nel comprendere che Twitter, data la sua natura di piattaforma social, è in primis un eccellente mezzo di diffusione. E quando si parla di diffusione, si sa: più è ampio il proprio pubblico, meglio è.

In questo post voglio quindi illustrarvi 3 tipi di utente per i quali il numero dei follower conta, in quanto elemento determinante per il raggiungimento dei propri obiettivi.

I follower per il blogger

Parlando di Twitter e di tipi di utente, non potevo che partire dalla categoria alla quale io stesso appartengo: quella dei blogger. In quanto “scribacchino digitale”, infatti, è mio preciso interesse far sì che gli articoli che scrivo arrivino a quante più persone possibile.

Il perché è semplice: l’obiettivo è quello di rendermi visibile agli occhi di chi si occupa delle mie stesse materie (Social Media, Digital Marketing, etc.), nella speranza che questo, da un lato, faccia guadagnare visite al blog, mentre dall’altro mi porti ad intrecciare nuove collaborazioni.

Quella che porto avanti, dunque, è una chiara attività di Personal Branding, ovvero di promozione del mio know how, delle mie skills e delle mie idee. Ecco perché più follower ho e meglio è!

I follower per le aziende

Posto che il principale obiettivo di qualsiasi azienda è quello di massimizzare la vendita del proprio prodotto o servizio, risulta oltremodo ovvio che, per un brand attivo su Twitter, ogni follower guadagnato rappresenta un potenziale cliente.

Un fattore, questo, che porta l’interesse verso la crescita del proprio seguito ai massimi livelli.

I follower per il professionista

In più di 6 anni trascorsi su Twitter, ho avuto modo di constatare che i professionisti attivi sulla piattaforma sono mossi da finalità che si posizionano a metà strada tra quelle dei blogger e quelle delle aziende: ciò che fanno, infatti, è promuovere loro stessi e le loro risorse (blog, etc.) al fine di acquisire un numero sempre maggiore di clienti.

D’altronde un professionista, esattamente come un’azienda, vive del prodotto/servizio che vende e ha quindi tutto l’interesse a farsi promozione, anche attraverso le piattafome social.

Occhiate veloci e uscite d’istinto

Come abbiamo visto, il fatto di prestare particolare attenzione al numero dei propri follower può essere originato da motivi molto diversi, i quali, magari, potrebbero del tutto sfuggirci.

Il risultato è che, in mancanza di una reale conoscenza del prossimo, si finisce quasi sempre con il classificarlo come un narcisista, un megalomane, “un montato”. Come una “tweetstar”, insomma. Nel senso più denigratorio ed offensivo del termine.

Ebbene, non è sempre così. Anzi, non lo è quasi mai.

Le cosiddette “tweetstar”, per quanto dotate di una innegabile, debordante e, talvolta, anche immotivata visibilità, rappresentano, in realtà, poco più di una sparuta minoranza.

Per questo, ogni volta che ci troviamo di fronte ad una situazione dubbia, il meglio che possiamo fare è prenderci un minuto da dedicare all’osservazione. Solo così riusciremo a cogliere i motivi alla base di un comportamento che, di primo acchito, potrebbe sembrarci privo di senso.

Alla prossima!


Se ti è piaciuto questo post, aiutami a condividerlo sui Social Network e iscriviti alla newsletter!

Simone Bennati

Potrebbero interessarti anche...

5 risposte

  1. Loris Castagnini ha detto:

    Può essere d’aiuto anche a livello SEO per un Brand un blogger o un professionista? A patto che i follower siano attivi?

    • Simone Bennati ha detto:

      Bella domanda, @loriscastagnini:disqus…

      Ammetto che mi risulta difficile focalizzare un collegamento diretto tra le due cose, ma è pur vero che da qualche tempo Google è tornato ad indicizzare i tweet. Indi per cui, quello che mi viene da pensare, è che se un brand si muove bene su Twitter, guadagna follower e questi ricondividono o comunque interagiscono con i contenuti che pubblica, allora, in un un certo qual modo, si potrebbe parlare di un ritorno anche dal punto di vista della SEO.

      Concordi?

      • Loris Castagnini ha detto:

        Concordo; sempre più spesso infatti nella ricerca si Google mi accorgo che i Tweet vengono visualizzati ed è per questo che chiedevo se anche dal tuo punto di vista poteva ritenersi importante la connessione tra le due cose.

        • Simone Bennati ha detto:

          Non so dire quanto la gente clicchi sui tweet una volta che gli compaiono tra i risultati di ricerca, ma sarebbe interessante scoprirlo. Quasi quasi faccio uno squillo a Google, va… 😀

          • Loris Castagnini ha detto:

            Fammi sapere che ti dice ^_^

            Ad ogni modo, una bella analisi di Analytics sa darci tutte le risposte che chiediamo (in caso di difficoltà chiamiamo Mr Fabio Piccigallo)

Questo sito utilizza cookies indispensabili per il suo funzionamento. Cliccando Accetta, autorizzi l'uso di tutti i cookies.