Facebook e gli inviti a mettere “Mi piace” alle pagine: a quali utenti inviarli?

Facebook: Come scegliere gli utenti a cui chiedere il like sulla pagina

C’è un Pareto in ognuno di noi

C’è un principio che, in modo spesso inconsapevole, applichiamo a gran parte delle scelte e attività che compiamo ogni giorno, anche le più banali.

È il famigerato principio del “minimo sforzo, massimo risultato”, ovvero quello che, ad esempio, ci spinge a prendere a pugni il telecomando che non funziona o a saltare per raggiungere la bottiglia di passata di pomodoro posta sullo scaffale più alto. Chi, infatti, ha mai voglia di cambiare le pile al telecomando o prendere la scala?

Su Facebook, il medesimo principio può essere applicato anche ai post promossi: quando, infatti, un utente intercetta un post sponsorizzato e appone il proprio “Mi piace”, l’amministratore della pagina ha la possibilità di invitarlo a mettere like anche alla stessa, prendendo, così, due piccioni con una fava.

Un’occasione più che ghiotta, la quale, però, ci costringe a porci una domanda: quali, tra gli utenti che hanno interagito con i post sponsorizzati, dovremmo invitare a mettere like anche alla pagina? Tutti o solo alcuni? E se decidessimo di sceglierne solo alcuni, sulla base di quali parametri dovremmo selezionarli?

In questo articolo voglio condividere con voi il metodo con cui analizzo e seleziono gli utenti che, dopo aver interagito con un post sponsorizzato, invito a mettere like alla pagina Facebook di questo blog o altre di cui sono amministratore.

Vi avverto: sarà un percorso lungo e faticoso, ma ne varrà la pena.

Beati i dotati di pazienza e acume, perché loro è il Regno dei Social

Prima di cominciare, una doverosa premessa: non tutti i “Mi piace” raccolti dai post sponsorizzati arrivano da utenti in linea con il pubblico definito. Se, ad esempio, un utente profilato vede il post e lo condivide con il proprio profilo, è probabile che arriveranno interazioni anche da parte dei suoi amici/parenti/follower.

Non spaventatevi, quindi, se sul vostro post destinato ai teenager di Roma troverete i like di qualche nonno o nonna di Catanzaro: è probabile, infatti, che siano stati i nipoti a intercettarlo e che questi, in un impeto di generosità (cosa assai rara, ma teoricamente possibile), abbiano deciso di condividerlo con i loro contatti.

Appurato questo, iniziamo l’analisi degli utenti che hanno interagito con il nostro post aprendo la relativa lista e visitando i profili uno per uno in essa contenuti.

Non pensavate mica di poter scegliere quelli a cui inoltrare l’invito basandovi solo sul nome, il cognome e la foto del profilo, vero? Non datemi questo dolore…

1. La prima cernita: account reali e profili fake

Inutile negarlo: Facebook brulica di account fake, i quali, spesso e volentieri, vengono creati con il preciso intento di danneggiare le sponsorizzazioni altrui.

Per questo, nel momento in cui andiamo ad aprire il profilo di un utente che ha interagito con i nostri post, è importante verificarne l’effettiva genuinità.

Se, ad esempio, vediamo che a mettere Mi piace al nostro ultimo post sponsorizzato è stata una certa Kim Granculon, nata a Kuala Lumpur, ma residente a Olbia, che di lavoro fa la Data Analyst in un’azienda di Firenze, ma ha studiato moda all’Università di Sidney e ha come foto del profilo l’allenatore della Salernitana, è molto probabile che il suo profilo sia totalmente farlocco, ragion per cui non va certo invitata.

Ormai non dovrebbe essere più così difficile distinguere un account reale da uno fasullo, quindi proseguiamo senza indugio verso il secondo step della nostra analisi.

2. Le informazioni e la storia dell’utente

Come sicuramente saprete, uno dei passaggi più importanti della creazione di una campagna Facebook è rappresentato dalla definizione del pubblico, ovvero quella fase in cui si definiscono le caratteristiche demografiche degli utenti che si vogliono raggiungere (città di residenza, età, lingua parlata, istruzione, lavoro, etc.).

Premesso che non sempre le informazioni inserite dall’utente sono visibili, le volte in cui queste appaiono in chiaro è bene verificare che rispettino i nostri parametri. Per farlo, è sufficiente spulciare la tab Informazioni presente in ogni profilo, nonché le sue sottosezioni (Panoramica, Lavoro e istruzione, Luoghi in cui ha vissuto, etc.).

Come detto nella precedente premessa, è possibile che un post sponsorizzato presenti interazioni generate anche da utenti non in target, ma, se vogliamo far sì che la fanbase della pagina sia e rimanga omogenea, allora dobbiamo inoltrare l’invito a mettere like solo agli utenti in linea con le nostre esigenze.

3. Gli interessi: cosa gli piace e quanto

Ora che abbiamo verificato che il nostro potenziale nuovo fan della pagina è reale e rispetta i parametri da noi impostati, dobbiamo cercare di capire se e quanto i contenuti proposti dalla nostra pagina sono attinenti con i suoi interessi.

Rimanendo sempre sulla tab Informazioni, scendiamo fino a incrociare la sezione Mi piace e cominciamo a scandagliarla. Qui, grazie al massiccio lavoro di profilazione svolto da Facebook, scopriremo cosa piace al nostro utente (libri, film, luoghi, generi musicali, etc), nonché quanto è preso dagli argomenti di nostro interesse.

Se, ad esempio, nella sezione Libri figurano 10 testi di giallisti italiani e un solo libro di un poeta sudamericano, è lecito pensare che questa persona ami leggere, ma preferisca i gialli alla poesia. Di conseguenza, se la mia pagina si occupa proprio di letteratura gialla, allora ha perfettamente senso invitare l’utente a diventarne fan.

Lo stesso discorso, ovviamente, possiamo farlo con i programmi TV, le app, i videogiochi, i luoghi e via via tutte le altre categorie presenti nella sezione Mi piace. L’importante, come ho detto, è capire quanto il nostro utente è dentro i temi di nostro interesse, così da essere certi di cogliere la sua attenzione.

4. La bacheca e i post: cosa ama condividere?

Ultima, ma non certo per importanza, è l’analisi della bacheca e dei post condivisi dal profilo esaminato. Se è vero, infatti, che la visibilità organica dei post pubblicati dalle pagine Facebook è ormai prossima allo zero, una grande mano può esserci offerta dai fan, specie quelli particolarmente portati alla condivisione.

Attenzione, però: esistono profili che condividono decine di post al minuto (persone anziane, perlopiù) e che, proprio a causa di questa forsennata attività di condivisione, risultano sostanzialmente inutili ai fini della visibilità.

L’analisi della bacheca, quindi, ci serve non solo a capire se l’utente è solito offrire visibilità ai temi che gli stanno cuore, ma anche se la sua modalità di condivisione è ragionata o, al contrario, compulsiva, se non addirittura automatizzata.

Un utente che condivide con interesse e metodo i post delle pagine da lui seguite è una risorsa di valore inestimabile e va, quindi, intercettato e subito fidelizzato.

Il Social non è una questione di ruoli

Giunti al termine di questo percorso, non mi rimane che invitarvi alla condivisione del presente articolo e ricordarvi che, nonostante si parli di realtà digitali, dietro a ogni risorsa online c’è comunque qualcuno che lavora per dare qualcosa agli altri.

Che siate Social Media Manager, novelli amministratori di pagine o semplici utenti di Facebook, lasciate che siano lo spirito di osservazione, la capacità di immedesimazione e il buonsenso a guidare le vostre scelte.

L’arrivo dei risultati sperati sarà solo una questione di tempo.

Alla prossima!


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Simone Bennati

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