La visibilità su LinkedIn: una questione di commenti

La visibilità dei post di LinkedIn - una questione di commenti

Foto o link, purché se ne parli

Di quanti e quali siano i contenuti che generano maggiore visibilità e interazione su LinkedIn si parla spesso, se non addirittura troppo. A forza di suggerire agli utenti meno esperti di postare solo contenuti confezionati in un certo modo, infatti, il news feed di chi li segue rischia di trasformarsi in un infinito flusso di post tutti uguali e privi di qualsiasi spessore.

Nel mio piccolo, pur mantenendo un filo continuo legato alle materie di mia competenza (Social Media Marketing, Web Design, etc.), ogni provo ad offrire qualcosa di nuovo, variando non solo in termini di sostanza, ma anche di forma. Su LinkedIn, infatti, oltre a post di puro testo, è possibile condividere foto, video e collegamenti a risorse esterne (articoli, blog post, etc.).

In questi anni ho portato avanti un gran numero di esperimenti, la maggior parte dei quali aveva come obiettivo quello di identificare i contenuti che funzionano meglio all’interno della piattaforma, ovvero quelli in grado di catturare l’attenzione del pubblico e generare interazione.

Poi, quasi per caso, confrontando i risultati di 3 post da me recentemente pubblicati, mi sono accorto di una cosa: che l’interazione a cui la piattaforma dà maggior peso è il commento. O meglio, che generare discussione intorno ad un post è ciò che permette al post stesso di viaggiare, indipendentemente da quale sia la sua forma (testo, foto, video, link, etc.).

In questo articolo voglio quindi mostrarvi i suddetti post e analizzare insieme a voi sia risultati ottenuti, calcolati in termini di visualizzazioni, sia i fattori che hanno determinato gli stessi.

Post n. 1: una notizia interessante

26 dicembre 2017. Spulciando tra le notizie del giorno, ne identifico una che riguarda l’atto con cui Internet è stato dichiarato un diritto di ogni cittadino britannico. Trovandola di una certa importanza ed essendo in linea con gli argomenti ai quali mi interesso, decido di condividerla.

LinkedIn - Notizia

Nonostante i 45 “pollicioni”, ovvero il numero di volte in cui il post è stato consigliato, lo stesso si ferma a poco più di 3.500 visualizzazioni. Ben poche, se confrontate con le 200.000 ottenute da un post che pubblicai mesi fa. Ma è comunque un risultato, quindi lo prendo e lo metto da parte.

Non manco, inoltre, di annotare che il post ha ottenuto un solo commento.

Post n. 2: gli auguri di buon anno

La sera del 31 dicembre, poco prima di dare il via ai festeggiamenti per il nuovo anno, decido di scrivere due righe di auguri su LinkedIn. Una roba sobria e poco impegnativa, alla quale intendo comunque dare un’impronta di tipo professionale.

LinkedIn - Auguri di buon anno

In questo caso il post è puramente testuale. Non c’è, infatti, alcuna immagine ad accompagnarlo, né è presente alcun link che rimandi a blog post, articoli di giornale o altre risorse esterne.

I “pollicioni” conquistati dal post raggiungono le 51 unità, quindi soltanto 6 in più rispetto alla condivisione precedente. Anche i commenti aumentano, ma si fermano a 5, confermando il fatto che non sono bravo a fare gli auguri. Ma questo, almeno per ora, non ci interessa.

Segnamo anche questo risultato e andiamo a vedere l’ultimo post di questo terzetto.

Post n. 3: la polemica di Natale

Rispetto al post appena visto, facciamo un passo indietro e torniamo al 27 dicembre scorso.

Natale e Santo Stefano ce li siamo appena lasciati alle spalle e io, dopo un’intera settimana passata a nascondere i post di auguri pubblicati dalle Pagine Facebook, decido di lanciare una provocazione. Apro LinkedIn, consulto il mio spirito guida (il Grinch) e pongo a chi mi segue la seguente domanda: “Ma degli auguri pubblicati dai brand sui social, frega qualcosa a qualcuno?”

LinkedIn - la polemica di Natale

Come previsto, le interazioni cominciano ad arrivare da subito e sono perlopiù commenti. C’è chi accoglie la mia provocazione e sposa il mio punto di vista e chi, invece, mi risponde sostenendo che, dato che quella di fare gli auguri è una tradizione, allora bisogna piegarsi alla stessa e farli. Anche per una questione di “educazione”, scrive qualcuno.

Oggi, ad una settimana di distanza dalla pubblicazione del post, i “pollicioni” ottenuti dallo stesso sono 43 (quindi meno dei 45 del primo post e ancor meno dei 51 del secondo), mentre i commenti risultano essere 33 (i quali diventano 112 se contiamo anche le mie risposte e le successive controrisposte, alcune delle quali non proprio “cortesi”…).

Le visualizzazioni, grazie alla discussione nata in coda al post, hanno così potuto prendere il volo, arrivando a toccare il traguardo delle 24.000. Cosa che, ripeto, è dovuta ai commenti, ovvero a quel tipo di interazione che, nei due post precedenti, latitava drammaticamente.

Ma c’è di più: non è solo il numero di commenti a far viaggare un post, ma anche l’identità dei commentatori. Mi spiego: se un utente che ha una quantità di contatti media, diciamo un migliaio, commenta il post di un altro iscritto, coloro che seguono l’utente commentatore vedranno apparire il commento nel loro news feed e decidere, quindi, di intervenire a loro volta.

È per questo che, alcuni utenti di LinkedIn, all’interno dei post o dei commenti, taggano altri utenti: lo fanno per far sì che questi commentino il post e che lo stesso compaia nel news feed dei rispettivi contatti. È una pratica un po’ invasiva, ma se usata in modo ragionato può portare a ottimi risultati.

Cosa bisogna condividere su LinkedIn?

Premesso che non ho simpatia per chi pubblica stronzate su LinkedIn, cosa che ho sottolineato più volte e che mi ha anche portato a scontrarmi duramente con alcuni utenti, l’unico consiglio che sento di darvi è di non fossilizzarvi sul tipo di contenuto (testo, foto, link, etc.) da condividere, ma di realizzare post che abbiano una forte capacità di generare discussione.

Essere provocatori, ad esempio, può anche andar bene, purché venga fatto allegando alla provocazione gli argomenti utili a supportarla e dimostrandosi aperti al confronto.

Linkendin non è un’arena e gli iscritti alla piattaforma non sono dei gladiatori. Cercate di essere propositivi spingendo alla riflessione e tutti, compresa la vostra visibilità, ne gioveranno.

Alla prossima!


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Simone Bennati

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