Il social collaborativo: perché fare sinergia e scambiarsi visibilità tra brand fa bene

Il social collaborativo: perché fare sinergia e scambiarsi visibilità tra brand fa bene

Tante isole fanno un arcipelago

Quando un blogger, una webzine o una qualsiasi altra realtà online mi contatta per chiedermi di rilasciare un’intervista o scrivere un articolo, difficilmente dico di no. Anzi, se la memoria non mi inganna, credo di non essermi mai tirato indietro.

L’essere così poco avvezzo al rifiuto non è legato a una disperata necessità di apparire, né a un ingombrante egocentrismo. A spingermi a rendermi disponibile, piuttosto, è il fatto che accettare richieste di questo itpo significa accedere a qualcosa di estremamente prezioso: la visibilità altrui, ovvero la possibilità di incontrare un nuovo pubblico ed esporsi a nuove occasioni.

Premesso che la cosa funziona non solo tra persone e persone o tra persone e aziende, ma anche tra aziende e aziende, immaginate quanto possa essere utile, specie tra piccole realtà, dare vita a un sistema di reciproca visibilità improntato sui social. Un sistema in cui, ad esempio, lo scambio di visibilità avviene tra un pub e un microbirrificio; tra una scuola di musica e un negozio di strumenti musicali; tra un ristorante bio e un coltivatore diretto. Piccole isole, così come ce ne sono tante.

Sto parlando, sostanzialmente, di fare sinergia. Quel tipo di sinergia che, se organizzata con criterio e attuata con metodo, può portare a risultati davvero interessanti, per la gioia e il ritorno di ognuna delle parti coinvolte.

Oggi voglio portare alla vostra attenzione l’esempio di una neonata sinergia social tra due giovani realtà: un piccolo ristorante di Roma e una startup impegnata nella vendita online di prodotti biologici e artigianali.

Vi avverto: nei post che vedrete non troverete centinaia di like, commenti o condivisioni, ma solo i primi accenni di un sistema collaborativo che, quantomeno sul piano digitale, ha tutte le carte in regola per dare i suoi frutti.

Brand in sinergia: Ostè e Flash Market

Come dicevo poc’anzi, i protagonisti di questa storia sono due: un ristorante, Ostè – Birra & Cucina (dove si tenne il [NOME EVENTO], ricordate?), e un ecommerce, Flash Market, nato dall’esperienza e la voglia di fare impresa di un gruppo di giovani appassionati di agricoltura biologica e produzioni artigianali.

È ormai da parecchio tempo che i ragazzi di Ostè acquistano i prodotti ortofrutticoli da Flash Market, quindi possiamo dire che il rapporto tra i due è basato non solo sulla reciproca utilità, ma anche su una vicendevole fiduciastima.

Entrambi dotati di una pagina Facebook e un profilo Instagram, i fan/follower e le interazioni sui post non sono certo da capogiro, ma questo è del tutto normale: parliamo di realtà nuove e di dimensioni modeste, mica di McDonald’s e Amazon.

A colpire, piuttosto, è il modo in cui Ostè e Flash Market si sono dati reciproco risalto in alcuni di recenti post. Vediamo come lo hanno fatto…

Galeotti furono i fusilli con carciofi

Il 9 marzo scorso, Ostè ha pubblicato su Facebook e Instagram la foto, con annessa ricetta, di un nuovo piatto stagionale: i fusilli con carciofi e guanciale croccante.

Se si scorre il testo fino alla fine, in coda è possibile trovare questa nota:

Vi ricordiamo che tutti i nostri prodotti ortofrutticoli sono forniti dai ragazzi del Flash Market, il mercato dei #saporiflash che sostiene la filiera corta, l’agricoltura biologica e il commercio equo e solidale.

Un messaggio chiaro e piuttosto semplice, il quale svolge una tripla funzione:

  • Informare l’utente in merito alla provenienza e la qualità dei prodotti ortofrutticoli con cui i piatti vengono realizzati
  • Dare visibilità al fornitore di questi stessi prodotti e alla sua filosofia
  • Richiamare, attraverso il tagging della pagina, l’attenzione del Flash Market

In poche righe, quindi, Ostè ha sia aggiunto valore informativo al post, sia fatto conoscere al proprio pubblico uno dei suoi principali fornitori. E, chissà, magari questa mossa porterà alcuni dei fan di Ostè a diventare clienti del Flash Market…

Il carciofo romanesco unisce

A due giorni di distanza dall’uscita del post di Ostè, Flash Market ha annunciato su Facebook il ritorno dei carciofi all’interno del proprio shop:

Anche in questo caso, in coda al testo è stata inserita una nota:

Vuoi un’idea per cucinarli?
Che ne dici di questa pensata da Stefano Terra, lo chef di Ostè – Birra & Cucina ?‍? >> https://www.instagram.com/p/BuyILlIFB_L/

Come potete vedere, qui si va addirittura oltre la citazione. Abbiamo, infatti:

  • Il tag del profilo Facebook di Stefano Terra, chef di Ostè
  • Il tag della pagina Facebook di Ostè
  • La URL del post pubblicato da Ostè su Instagram due giorni prima

Insomma, se si desiderava offrire uno spunto culinario all’utente, dando nel contempo visibilità a uno dei propri clienti, l’obiettivo è stato più che raggiunto.

Poniamoci, quindi, una domanda simile a quella che ci siamo posti poco fa: chi ci dice che, presa visione del post, qualche fan di Flash Market non abbia deciso di cominciare a seguire Ostè, se non addirittura andare a provare il nuovo piatto?

Cooperare e ragionare a lungo termine

Come ho tenuto a specificare nella premessa, quello che vi ho mostrato è solo il primo passo di una sinergia tra brand che, se portata avanti con dovuta coerenza e costanza, potrebbe portare a notevoli benefici per tutti.

Guardare alla singola occasione e basarsi sui risultati della stessa non avrebbe senso, ma considerate il valore aggiunto di una strategia di comunicazione che, tra le altre attività, include anche un reciproco scambio di visibilità.

Non sto parlando di citare i propri clienti o fornitori in ogni post senza alcun criterio, ma di offrire al proprio pubblico un’informazione coerente, ricca e utile a conoscere realtà terze verso le quali si nutre stima e fiducia.

E quanto costerebbe fare tutto questo? Zero. Costerebbe zero.

Quindi perché non cominciare subito? Perché non cominciare a scrivere che le buonissime torte di frutta realizzate dal laboratorio di pasticceria X sono fatte con prodotti provenienti dal mercato Y? Perché non cominciare a scrivere che il bellissimo video realizzato durante l’evento Alfa è opera del videomaker Beta?

C’è tutto un mondo fatto di occasioni alle quali ognuno di noi potrebbe accedere, ma che il più delle volte viene ignorato perché tendiamo a ragionare da isole, invece che da arcipelaghi.

A me, domani mattina, quando aprirò Facebook, piacerebbe apprendere dalla pagina della mia hamburgeria preferita che l’ottimo cheeseburger che mangio una volta a settimana è fatto con la carne dell’allevamento X, così da poterlo consigliare a tutti quelli che desiderano aprire un locale del genere.

Anche questo è far girare l’economia. Ed è proprio ciò di cui abbiamo bisogno.

Alla prossima!


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Simone Bennati

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