Troll: quando l’attaccante diventa l’attaccato (e se ne scappa)
Chi sono i troll e qual è il loro obiettivo
Se volessimo attenerci alla definizione data da Wikipedia, allora dovremmo dire che:
“Un troll, nel gergo di internet e in particolare delle comunità virtuali, è un soggetto che interagisce con gli altri tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l’obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi.”
Quello dei troll è un fenomeno la cui origine si perde nella notte dei tempi e che ad oggi, più che sui forum di discussione, impolverati e decadenti simboli di un’epoca digitale ormai morta e sepolta, trova nei social network il suo ambiente ideale.
Un troll, infatti, come anche specificato nella definizione di cui sopra, al fine di portare a compimento la sua opera di disturbo e/o annichilimento dell’obiettivo, ha necessariamente bisogno di un contesto in cui la discussione rappresenti l’attività principale.
Quali luoghi migliori, dunque, se non Twitter o Facebook per concretizzare il proprio attacco?
Il caso vuole che, giusto qualche notte fa, un troll abbia deciso di venire a rompere i maroni sul mio profilo Twitter, criticando in modo piuttosto aspro, ma del tutto sconclusionato, i contenuti di un post che scrissi ormai più di un anno fa, nonché il mio modo di vivere la piattaforma.
Il risultato? Io sono ancora qui a scrivere articoli sul blog e a twittare, lui (anzi, lei), invece… Non saprei dirlo. Visto che, terminato il tutto, quello ad essere stato bloccato sono io…
Vi racconto brevemente com’è andata, nella speranza che la descrizione del modo in cui ho scelto di contrattaccare possa tornarvi utile in situazioni del genere.
Incontri ravvicinati del troll-tipo
Come dicevo, l’incontro tra me e questo troll si è svolto in piena notte, ovvero quando, complice anche un mal di pancia epico, mi sono ritrovato sveglio e del tutto incapace di riprendere sonno.
Mentre sono lì che sfoglio la TL, mi arrivano 3 notifiche. Incuriosito, vado a leggerle, e…
Dato che, come situazione di partenza, rispetto sempre il punto di vista altrui, decido di andare a visitare il profilo di questa NoirShimada. Se lo faccio, è proprio per capire, nonstante il mio follow, per quale motivo non ho mai sentito il bisogno di interagire con quanto da lei pubblicato.
Una volta atterrato sul profilo, mi trovo davanti ad una sequela di tweet come questo:
… e questo:
A questo punto capisco qual è il problema: sto parlando con una persona che si annoia, la quale ha deciso di venirmi a rompere le scatole solo per attirare l’attenzione, anche perché dubito che qualcuno se la fili di propria sponte… I suoi tweet, da questo punto di vista, parlano da soli.
In particolare, è da notare come nel 2° tweet sia evidente il disperato tentativo di “raccattare” un po’ di attenzione menzionando 2 di quei profili che, almeno sulla carta, “retwittano tutti” o “retwittano il meglio”, ovvero Re Tweet (157.000 follower) e Retwittatore folle (47.000 follower).
Un’attività, questa, che solitamente porta ad ottenere un solo risultato: 0 tweet di risposta, 0 retweet, 0 cuori. Così come dimostrato, appunto, dallo stesso tweet di NoirShimada.
Chiarito con chi ho a che fare, passo al contrattacco e cerco di fargli capire che, se un minchione del genere viene a farmi la morale e spera che io lo accetti, allora ha capito male. Molto male.
E questo non vale solo per NoirShimada, ovviamente…
La discussione prosegue e, al 2° “minchione” che le dedico, NoirShimada mi informa di avermi segnalato per aver utilizzato un linguaggio poco ortodosso. Una reazione, questa, che, come potrete facilmente immaginare, mi scaraventa in un profondo stato di terrore (se, vabbè…).
Ma la cosa non finisce qui, anzi… È proprio adesso che viene il bello!
Sedotto e abbandonato (ma io ancora non ho sonno)
Ignorata la minaccia in stile “lo dico alla maestra”, la discussione prosegue e, dopo ancora qualche battuta che vi evito, accade l’imponderabile: il troll tenta di chiudere la conversazione (lui, non io!) per ben 2 volte, fino a smettere completamente di rispondermi.
“Problema risolto”, penserete voi. E invece no: io non ho ancora preso sonno e non ci sto ad essere ignorato dopo il cacamento di cazzo che ho subito, quindi decido di rendergli pan per focaccia: vado sul suo profilo e comincio a commentare i suoi tweet.
In pratica, il troll, adesso sono io.
Nonostante il precedente abbandono, NoirShimada abbocca all’amo e lo scambio di battute prosegue da dove si era interrotto. Se avete voglia di leggerlo (è piuttosto breve), lo trovate qui.
Il tutto si è concluso circa 20 minuti dopo, ovvero quando, reo di non aver ancora compreso che la mia interlocutrice fosse donna, mi sono difeso descrivendo quel che effettivamente vedevo…
Fine dei giochi. Dopo un’ora abbondante di botta e risposta, non mi è più arrivato alcun segno di vita di NoirShimada e sono quindi potuto andare a dormire. E come ho dormito bene…
La mattina dopo, come ho già detto nell’introduzione, mi sono ritrovato bloccato.
Io. Bloccato dal troll. Non il contrario!
Rock’n’Troll
Se vi ho raccontato tutto questo è per far sì che vi arrivino 3 specifici concetti, ovvero:
- Non tutti i troll sono uguali. Nel mio caso, l’utente in questione era solo una tipa che, magari a causa dell’ora tarda, si annoiava. Una condizione, questa, comune a tanti di quelli che si mettono in testa di andare a rompere i coglioni agli altri. I troll “seri” non improvvisano e averci a che fare è assolutamente sconsigliato. Quindi, quando vi arriva una provocazione o un insulto gratuito, andate a vedere quali e quante informazioni potete raccogliere sul vostro attaccante. Se questo non mostra punti deboli, allora lasciate perdere.
- Sei un’azienda? Blocca i troll senza pietà ed elimina le loro tracce! Quando si parla di profili social collegati ad una realtà professionale, mettersi a battibeccare può diventare estremamente controproducente. Indi per cui, bando ai botta e risposta e via con il blocco, nonché con la cancellazione di tutto quello che il troll ha prodotto.
- Avere dei sostenitori crea vantaggio. Un troll, come già detto, punta a creare scompiglio, ma se decidi di rispondere ad un attacco, considera il fatto che chi ti segue (specie su Twitter) potrebbe intercettare la discussione e decidere di venirti in aiuto. A quel punto sareste 2 (o più) contro 1 e, se il gioco di squadra riesce bene, si può persino arrivare a prendere il troll per sfinimento, costringendolo ad abbandonare il campo di battaglia.
Il consiglio finale che mi sento di darvi, specie se siete dei “cani sciolti” come me, non è quello di lasciar perdere a prescindere, cosa che invece molti altri vi direbbero di fare, ma di valutare accuratamente la singola situazione e quindi scegliere se “sporcarvi le mani” o meno.
L’incontro-scontro con i troll è sempre interessante e, a suo modo, può portare a risultati a volte estremamente positivi. Nel caso specifico, ad esempio, se la scorsa notte NoirShimada non fosse venuta a rompermi i coglioni, questo post non esisterebbe.
Alla prossima!
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Una storia avvincente, non c’è che dire!
…Ma non è che adesso, dopo che la tua attaccante è stata “immortalata” in un tuo post, ti ritrovi alle calcagna altri “cercatori di gloria”? 😛
Ci ho pensato, ma non sarebbe comunque un problema, se il livello è questo…