Deluso dal mancato riscontro sui Social? Fatti furbo e cambia prospettiva!
When life gives you lemons, make lemonade
“I Social Network fanno cagare e la gente non capisce un cazzo. Se condividi un articolo che parla di una cosa interessante, nessuno ti caga; se invece una tizia pubblica l’ennesimo selfie di merda, ecco che arriva una pioggia di like e commenti. Basta! Vaffanculo Facebook, Instagram e tutti gli altri!”.
Quante volte ci è capitato di leggere o ascoltare esternazioni di questo tipo? E quante, invece, ci siamo ritrovati noi stessi a portare avanti il medesimo ragionamento?
Quando la narrazione di sé, unita alla condivisione di contenuti che si ritengono di valore, passa per i Social Network, il non ottenere il riscontro sperato (pochi like, pochi commenti, etc.) può dare origine ad un profondo senso di frustrazione, unito ad una altrettanto profonda sfiducia.
Uno stato emotivo, questo, che mal si sposa con un contesto in cui intraprendenza, creatività e passione per la comunicazione sono determinati ai fini del coinvolgimento del pubblico.
Eppure, per uscire da questo loop di negatività, spesso è sufficiente cambiare prospettiva, ovvero cominciare a guardare la propria attività sui Social da un punto di vista diverso.
Vediamo, quindi, cosa possiamo fare al fine di riacquistare l’entusiasmo perduto…
I like passano, l’aver trasmesso valore resta
Riprendendo il confronto citato all’inizio del post, ovvero quello tra la condivisione di un articolo e quella di un selfie, proviamo ad elencare le più comuni forme di interazione generate dall’una e dall’altra tipologia di contenuto.
Nel caso dei selfie possiamo dire che, generalmente, le persone usano interagire con gli stessi apponendo un like o commentandoli con un complimento, una domanda o una battuta.
Se invece guardiamo alla condivisione di news, articoli di approfondimento o blog post, la gamma di interazioni che ci si presenta è solitamente più ampia e va dal semplice “Mi piace” fino alla ricondivisione del post, passando per commenti che, quando ben strutturati, hanno la capacità di generare confronto e discussione.
Se da un lato, quindi, i selfie hanno la capacità di attirare un gran numero di like e di commenti, dall’altro la possibilità che veicolino informazione, accrescano il prossimo o diano luogo ad un animato dibattito è veramente molto bassa.
Per questo, quando si valuta la propria attività online, trovo sia necessario porsi questa domanda: “Qual è il motivo per il quale sono attivo sui Social? Per fare incetta di like o per qualcosa di più? Qualcosa come, ad esempio, ampliare il mio giro di contatti, diventare un punto di riferimento per il mio settore professionale o, più semplicemente, trasmettere valore?”.
Rispondere con sincerità è determinante e, nei momenti di frustrazione dovuti ad uno scarso riscontro sui Social, può aiutare a rimettere a fuoco i veri obiettivi della propria comunicazione.
I numeri non contano, però aiutano
Inutile girarci attorno: quando si è molto attivi sui social, l’idea che gli altri ci seguano e si interessino alle nostre cose è qualcosa che, volenti o nolenti, ci fa stare bene.
Sapere che un contenuto che abbiamo condiviso ha catturato l’interesse di 10, 100 o 1.000 persone fa piacere. E più sono coloro che si sono interessati, più tale piacere aumenta.
Immagino che alcuni di voi potrebbero leggere una sorta di perversione in questo (e, magari, in alcuni casi, potrebbe realmente diventarlo), ma la sensazione che si prova quando si riceve attenzione è un po’ come quella di fare tombola. E fare tombola piace a tutti.
Al fine di capire se ciò che condividiamo sui Social Network passa inosservato o meno, oltre ad effettuare un radicale cambio di prospettiva, può essere utile ricorrere a strumenti pensati per misurare l’engagement delle proprie condivisioni.
Guardate, ad esempio, questa immagine:
Quello che vedete è l’elenco dei link (articoli, blog post, etc.) che ho condiviso con i miei profili social nell’ultima settimana. Ognuno di questi, prima di finire su Facebook, LinkedIn e Twitter, è stato prima elaborato tramite Prettylinks.com e poi con il Google URL Shortener.
Se mi affido questi due ottimi strumenti è perché:
- Prettylinks, lavorando sugli elementi di anteprima visibili su Facebook, mi permette di ottimizzare i post affinché risultino il più accattivanti possibile;
- Il Google URL Shortener, invece, conteggiando il numero di click ricevuti dai singoli link, mi permette di sapere quante persone hanno manifestato interesse per gli stessi.
In questo modo, quindi, posso capire se e quanto la mia attività social funziona e se i contenuti che condivido vengono notati oppure no.
Vanity Metrics? No, grazie
In conclusione: se state attraversando un momento di “social-frustrazione”, chiedetevi qual è il vero obiettivo del vostro stare su Facebook & Co. (i like? Il trasmettere valore al prossimo? Altro?) e affidatevi a strumenti che vi permettano di misurare la vostra capacità di attirare l’attenzione degli utenti.
Fidatevi se vi dico che, dopo il 50° articolo che condividerete e che non otterrà alcun “Mi piace”, ma che totalizzerà ben 500 click sul link, dei like ottenuti dalla tipa che pubblica selfie tutto il giorno non ve ne fregherà più niente.
Alla fine, infatti, quello che conta veramente è quanto si è capaci di far emozionare, arricchire e accrescere le persone. Il resto, come direbbero quelli bravi, sono solo “vanity metrics”, ovvero inutili e trascurabili cazzate.
Alla prossima!
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