Anno nuovo, Italia vecchia: ecco perché non cambierà niente

Anno nuovo Italia vecchia ecco perché non cambierà nulla

L’idea dell’anno

Qualche giorno fa, su Facebook, ho pubblicato una nota dal titolo:

Ho avuto l’idea dell’anno: mai più serate demmerda!

A chi non avesse voglia di leggerla, basti sapere che mi era balenata in mente l’idea di realizzare una piattaforma web. Una piattaforma che, più che per conoscere gente nuova,  servisse ad organizzare uscite di gruppo o di coppia in base alla posizione geografica dell’utente e all’attività che esso desidera svolgere (andare al cinema, bere un birra, fare una passeggiata, etc.).

Quante volte, infatti, ci viene voglia di fare qualcosa ma non troviamo nessuno con cui farla?

Questo sito avrebbe offerto la soluzione al problema, ponendosi come un ponte tra individui, anche già amici tra loro, accomunati dal desiderio di trascorrere il tempo libero allo stesso modo.

Ma il vantaggio non sarebbe stato solo questo: fornendo all’utente un elenco di persone vicine a lui e che con lui condividono il desiderio di fare la stessa cosa, si eviterebbero, infatti, i tipici sprechi di tempo ed i nervosismi dovuti all’organizzazione di un’uscita, come il perdersi tra 1.000 messaggi ed il doversi scontrare con l’indecisione cronica di certe persone.

Tanti cervelli sono meglio di uno

Dopo aver pubblicato la nota sono stato investito da una valanga di commenti, soprattutto di approvazione e di incitamento. Quella che voleva essere solo una provocazione, infatti, si è rivelata essere un’idea accattivante che ha conquistato l’attenzione di buona parte dei miei contatti su Facebook. Un risultato del tutto e inaspettato, nonché più che gradito.

Tra i commentatori c’è chi mi ha proposto di cominciare a lavorarci il prima possibile, chi mi ha offerto il proprio supporto tecnico e chi addirittura si è reso disponibile ad ottenere finanziamenti. Alcuni sono andati anche oltre, immaginando come si sarebbe potuta sviluppare la piattaforma nel tempo e proponendomi metodi per monetizzarne l’attività.

Tra tutti, il commento che più mi ha colpito è stato quello di Alessandro Casto, che qui vi riporto:

Alessandro Casto

Un commento che, come dicevo, guarda a quello che sarebbe potuta diventare la piattaforma una volta portata online ed alle strade percorribili al fine di farla fruttare.

Nun se po fa

Peccato che il commento di Alessandro non tenga conto di un fattore centrale: siamo in Italia.

E qui veniamo al titolo del post…

Un’idea come quella di Alessandro in Italia non attecchirebbe. Non attecchirebbe perché, molto semplicemente, non tiene conto del livello medio di alfabetizzazione digitale di questo Paese.

Eggià, perché in Italia se un ristorante ha un il proprio sito internet ed è anche presente su Trip Advisor, è già grasso che cola.

In Italia, quando vai a vedere la fanpage di un locale, 3 volte su 4 è aggiornata all’anno precedente, con gli orari d’apertura sbagliati e totalmente priva dei recapiti.

In Italia buona parte dei titolari di medie e piccole attività che hanno deciso di sbarcare sul web pensano che avere un sito internet (magari realizzato a costo 0 da qualche parente o amico smanettone) sia più che sufficiente.

Siamo un Paese profondamente vecchio, incapace di innovare e di rinnovarsi, rimanendo costantemente indietro. Un Paese cieco e zoppo. Questo è il problema.

Fra 10 anni, forse, potremmo sperare che il proprietario del locale selezionato per avere sconti o consumazioni extra, come dice Alessandro, capisca di cosa stai parlando. Ma oggi no.

Oggi chi ha una piccola attività commerciale spesso non si rende conto di quanto avere un’immagine curata sul web, nonché l’aprirsi alle nuove forme di business offerte da questo mondo, possa giovare ai suoi affari.

Se io domani aprissi un locale e venisse un Alessandro qualsiasi a propormi un’idea come la sua, gli direi subito di sì, perché grazie all’esperienza che ho maturato sul web comprendo il potenziale contenuto in essa, nonché quanto potrei guadagnarci sfruttandola.

Peccato che io soldi per investire in un locale non ce li abbia e che quelli che invece i soldi ce li hanno non capiscono una cippa di web, di social media, di promozione online e quant’altro.

Il quarantenne di oggi che decide di aprirsi un pub non va oltre lo stampare volantini ed il farli distribuire nel quartiere da universitari disperati per 5€ l’ora (quando va bene).

Vecchio. Diranno che sei vecchio. E faranno bene

Questa è l’Italia di oggi. Un’Italia che, per ritrovarsi in linea con gli altri Paesi, domani, primo giorno del nuovo anno, dovrebbe svegliarsi nel 2025 e non nel 2015.

Non ci potrà essere alcuna evoluzione all’interno della nostra economia finché non capiremo che i primi ad evolvere dobbiamo essere noi stessi, aprendoci ai nuovi canali del business.

Voglio dire: ma lo vedete chi ha in mano i soldi per investire? Dei vecchi!

Siamo dei vecchi che investono in cose vecchie e che guardano il progresso con diffidenza.

La vogliamo curare ‘sta immagine sul web o no?

Mi rivolgo dunque a coloro che hanno un’attività commerciale ed intendono tenerla in salute:

Avete fatto realizzare un sito internet? Bene!
E’ stato messo online anni fa e mai più aggiornato? Male!

Avete aperto una fanpage su Facebook? Bene!
Pubblicate un post ogni 3 mesi solo per augurare buone feste ai fan? Male!

Avete una casella email appositamente dedicata alla vostra attività? Bene!
Non la aprite mai perché avete dimenticato la password? Male!

Queste e molte altre situazioni rappresentano la vera causa del vostro declino, ovvero il motivo per il quale un potenziale cliente preferisce la concorrenza a voi.

La mosca bianca

Venerdì 26 dicembre una mia amica mi ha chiesto di darle una mano a trovare dei negozi che trattassero abbigliamento in stile goth, dark e metal.

Dopo aver cercato su Google ed aver girato la richiesta ai miei contatti sui social network (Facebook, Twitter e Google+), sono arrivato ad appuntarmi 3 attività, tutte all’interno del Comune di Roma.

Onde evitare di fare viaggi a vuoto, ho inviato un messaggio via Facebook ad ognuno dei 3, chiedendo se sarebbero stati aperti il giorno seguente (sabato 27 dicembre).

Il risultato?

  • Uno non mi ha risposto;
  • Uno mi ha risposto il giorno dopo verso le 14:00 (mentre ero già in giro);
  • Uno mi ha risposto la sera stessa confermandomi l’apertura e fornendomi gli orari.

Indovinate da quale dei 3 sono andato?

Il negoziante dal quale mi sono recato ha così potuto incassare circa 170€ derivanti dalla vendita della merce acquistata dalla mia amica. Soldi che, molto probabilmente, non avrebbe incassato se non mi avesse risposto e fornito le informazioni che chiedevo.

L’immagine sul web è una cosa seria. Siate seri anche voi.

Il web dà, il web toglie

Il web è uno strumento potente, ma impietoso. Uno strumento che non perdona chi lo trascura o lo tratta con sufficienza. Non siate, dunque, vittime di voi stessi e della vostra ignoranza, ma investite in questo mondo prima di essere sbalzati definitivamente fuori dal mercato.

Buon anno

Immagine di copertina tratta da huffingtonpost.com

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Simone Bennati

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2 risposte

  1. lucabove ha detto:

    Hai ragione
    ma invece di lamentarci, iniziamo noi a farla sta alfabetizzazione.

    Facciamole vedere le cose che si possono fare. Spiegamogliele… Non diamo sempre le colpe agli altri…

    • Simone Bennati ha detto:

      Ciao @lucabove:disqus,
      innanzitutto grazie per aver letto il post 🙂

      Parlare di “colpe” e cercare il colpevole quando si parla di un fenomeno di massa è sempre molto difficile. Si rischia di essere grossolani, imprecisi e qualunquisti. L’alfabetizzazione digitale, per come la vedo io, è un’attività della quale dovrebbe prendersi cura prima di tutto (ovvero non solo, ma anche e soprattutto) gli organi atti a definire il tipo di istruzione di cui ha bisogno il cittadino italiano del presente e del futuro.

      Io ho 31 anni ed il titolo scolastico più alto da me conseguito è stato un diploma di ragioniere programmatore. Anche se non posso provarlo, fidati se ti dico che quel “programmatore” è quanto di più farlocco possa esistere sulla faccia della Terra. L’insegnamento dell’informatica, infatti, era sì elemento fondamentale del programma di studio, ma affrontato in modo quantomeno discutibile e, a parer mio, non utile ai fini di una vera formazione informatica.

      All’università, poi, non andò meglio: scelsi un corso sperimentale in cui l’insegnamento dell’informatica era centrale, ma coloro che se ne occuparono, beh, mi videro seduto al mio posto per non più di 6 mesi. Questo perché il metodo d’insegnamento era, a mio parere, assolutamente improduttivo e io, resomi conto che stavo sprecando il mio tempo, presi la decisione di andarmene e di “fare da solo”.

      Oggi le cose sembrano essere notevolmente migliorate. Sento nominare corsi di studio che, quando ero studente io, erano inimmaginabili. O meglio, erano inimmaginabili per chi allora si occupava di definire i programmi di studio di allora, ma non per me e per molti altri studenti che avrebbero voluto veramente specializzarsi in un ramo dell’ambito informatico.

      Ovviamente non si può chiedere ad un imprenditore rampante, ma completamente ignorante sul piano informatico (e parlo del web lato utente, non programmazione o design), di andare a colmare le sue lacune, però mi aspetterei di trovare quantomeno una maggiore apertura nei confronti di questo mondo. Per la serie “Ok, io non ci capisco un cazzo, però, visto che tutto il mondo sta su internet e usa internet per fare praticamente di tutto, forse è il caso che mi affidi a qualcuno che porti su internet anche la mia attività e che lo faccia come si deve”.

      Parlo di adeguamento ai tempi, insomma. Un adeguamento che, in una situazione in cui domanda e offerta si sono spostate in buona parte sul web, dovrebbe venire spontaneo. O no?

      Rimanere ancorati ai meccanismi del passato, sperando che essi non mutino e che gli affari continuino ad andare come sono sempre andati, è, dal mio punto di vista, un “suicidio economico”. E mi meraviglio, ancora una volta, che “le teste dure” in Italia siano ancora molte e che tra le cause del declino generalizzato non figuri mai questa fossilizzazione alla quale ci stiamo autocondannando.

      Nel mio piccolo scrivo su questo blog al fine di fornire al lettore gli strumenti per poter interpretare al meglio (o, prelomeno, a quello che io credo essere il meglio) il web e tutto ciò che ruota intorno ad esso, dai social network all’ecommerce. Grande, infatti, è la mia gioia quando, più che un addetto ai lavori del mondo dei social media, è la cosiddetta “casalinga di Voghera” a venire da me per dirmi “Oh, ho letto il tuo post! Ma lo sai che grazie a quello ho imparato ad utilizzare *NomeServizio* e adesso faccio *TipoDiAttivit* online?” oppure “Oh, ho letto il tuo post: ma lo sai che non avevo mai considerato *OggettoDelDiscorso* da quel punto di vista? Grazie per avermi fornito queste informazioni ed aver suscitato in me questa riflessione”.

      Più di questo, oggi come oggi, non mi è possibile fare 🙂

      Grazie per aver commentato, Luca!

      A presto!

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