Ecco i nuovi fakebot: parlano tra di loro e commemorano i morti

Ecco i nuovi fakebot: parlano tra di loro e commemorano i morti

Quanto ce piace fakebottà…

Ormai lo sapete: quello dei fakebot su Twitter è un argomento che tratto sempre volentieri. Questo non perché la loro presenza mi rassicuri o renda più gradevoli le mie giornate, ma perché se ne parla troppo poco e quindi, ogni volta che mi si presenta l’occasione di affrontare questo tema, colgo la palla al balzo. “E’ uno sporco lavoro, ma qualcuno dovrà pur farlo”, no?

Se a quasi 6 mesi dalla pubblicazione dell’articolo “Fakebot e utenti fake: su Twitter la caccia è aperta torno a scrivere di questi simpatici amici robotizzati è perché, grazie anche all’aiuto di alcuni miei contatti su Twitter, ho notato un’evoluzione nel loro comportamento.

Ormai gli utenti di Twitter più informati e svegli sanno perfettamente come identificarli e deve essere proprio questa scaltrezza, unita al fatto che i tool appositi sono sempre più avanzati, ad aver messo in allerta chi si serve dei fakebot per macinare visibilità e numeri.

Un’allerta che, come dicevo, ha portato coloro che li sviluppano a rendere il comportamento di fakebot ancor più simile a quello di un vero utente.

Sono due le principali novità che riguardano i fakebot: la prima è che ora parlano anche tra di loro, o meglio, si inviano tweet di risposta; la seconda è che pubblicano tweet sfruttando gli hashtag del momento, come quelli che, ad esempio, schizzano in cima alla TT List ogni volta che ricorre la scomparsa di un personaggio noto.

Pratiche che, dal mio punto di vista, superano il limite del buon gusto.

Vediamo insieme alcuni esempi.

Conversazioni tra fakebot: l’apice del ridicolo

La prima volta che ebbi a che fare con una conversazione tra fakebot fu grazie alla segnalazione di Evening Star. Fu lei, infatti, a coinvolgermi all’interno di uno scambio tra due utenti che non seguivo e che ho scoperto seduta stante essere fakebot.

La cosa ridicola di questi botta e risposta è che in realtà non sono affatto dei botta e risposta, ma tweet pubblicati da fakebot in cui vengono taggati altri fakebot, allegando al tutto un testo generico, come ad esempio “E’ bello rivederti!”.

Prendete ad esempio questo tweet:

A pubblicarlo è Michele Tremani, un fakebot piuttosto scrauso visto che, ad esempio, la sua immagine del profilo è palesemente presa dal web.

Ma a parte questo, focalizziamoci sui contenuti del tweet. Ci sono infatti 3 elementi che ci fanno capire che si tratta di una conversazione simulata:

  • Il primo è che l’utente taggato all’inizio del tweet, tale Danilo Manzone, è un fakebot a sua volta. E’ sufficiente, infatti, visualizzare il suo profilo per capire che non si tratta di un vero utente, ma di un becero software.
  • Il secondo è che il tweet di Michele Tremani non è in risposta ad alcun tweet di Danilo Manzone. Per carità: non tutti gli scambi su twitter partono come risposta ad un tweet pubblicato da qualcuno, ma a chi di voi verrebbe in mente di punto in bianco di mandare un tweet così idiota ad un proprio contatto?
  • Il terzo ed ultimo elemento è il fatto che Danilo Manzone non ha risposto a questo tweet, così come non ricevono risposta tutti i tweet che iniziano con una citazione quando pubblicati dai fakebot. Quindi o Danilo se ne fotte alla stragrande di Michele e della pizza, oppure, come effettivamente è, Danilo è un fakebot.

Insomma, è facile differenziare una vera conversazione da una intercorsa tra fakebot: i protagonisti sono fakebot, i tweet di risposta vengono pubblicati ad cazzum e si ha costantemente la sensazione che parlino da soli, nonché in modo totalmente asincrono.

Fakebot che piangono il caro estinto

Questa è la mia ultima scoperta. O meglio, la scoperta non è mia, ma di Alessà(ndra), la quale ha gentilmente condiviso con me i risultati delle sue ricerche e osservazioni.

Quando mi ha scritto che nel corso della giornata aveva notato un numero considerevole di utenti utilizzare l’hashtag #AuguriAnna, la cosa non mi ha colpito più di tanto. Il 7 marzo, infatti, ricorre la data di nascita di Anna Magnani, indimenticabile interprete del cinema italiano del secolo scorso, scomparsa nell’ormai lontano 1973.

Confesso di aver avuto bisogno di una seconda rilettura del messaggio per accorgermi che gli utenti ai quali faceva riferimento Alessà(ndra) erano fakebot e non utenti qualsiasi. Mi sono dunque messo a controllare e, beh, non stava affatto scherzando: i fakebot si erano veramente messi a commemorare Anna Magnani!

La cosa mi ha fatto più ridere di quella volta in cui vidi l’annuncio del ritorno in tv della Magnani:

Minchiate a parte, questa storia dei fakebot che commemorano i morti non è solo esilarante, ma anche fortemente significativa: è infatti il segno che il fenomeno non solo non accenna a regredire, ma si sta addirittura espandendo!

Ovviamente il nostro amico Michele Tremani non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione…

Notate i numeri: 6 retweet e 7 stelline. Purtroppo non stiamo parlando di interazioni provenienti unicamente da altri fakebot, ma anche da parte di utenti veri.

I fakebot danneggiano la qualità dei contenuti

E’ questo il danno procurato dai fakebot all’utenza umana. Le TL sono ormai intasate dai contenuti pubblicati dai fakebot, i quali riescono ad essere sempre attuali, brillanti e spiritosi. Purtroppo quelli che non hanno idea dell’esistenza di certi software continuano a credere che dietro a questi profili si nascondano persone dotate di un genio o di una sensibilità rari.

Dal canto mio, non posso che augurarmi che la diffusione di queste informazioni, sperando ovviamente nella vostra collaborazione, porti ad una risoluzione definitiva del problema.

Il sapere è, come in ogni contesto di vita, la nostra più grande arma di difesa.

Quindi, ogni volta che vi viene voglia di retwittare qualcuno, andate a controllare l’identità dell’utente e, se vi accorgete che si tratta di un fakebot, evitate di farlo!

La comunità di Twitter vi ringrazierà per questo.

Alla prossima!


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Simone Bennati

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