Come fare formazione: 5 domande per Francesco Ambrosino

Come fare formazione: 5 domande per Francesco Ambrosino

Se le cose non le sai, salle

In settori come quelli del social media e del marketing digitale, spesso e volentieri viene sottolineato il ruolo ricoperto dalla formazione e di come questa risulti oltremodo necessaria.

Mettersi a lavorare non disponedo della dovuta preparazione, infatti, espone l’individuo ad una serie interminabile di rischi: primo su tutti, quello di mancare totalmente gli obiettivi prefissati.

Acquisire un know how è quindi un passaggio fondamentale ed è nel momento in cui questo si fonde all’esperienza maturata che si trasforma in un vero e proprio valore.

Un valore, questo, che un giorno potremmo persino decidere di trasmettere ad altri…

La domanda, giunti a questo punto, è una soltanto: qual è il modo migliore per far sì che ciò che sappiamo arrivi a coloro che ci chiedono di condividerlo? Ovvero, come si fa a fare formazione?

A rispondere è Francesco Ambrosino (aka Socialmediacoso), blogger, copywriter e formatore “duro e puro” dall’esperienza ormai più che consolidata.

Ho sottoposto a Francesco i miei dubbi e le mie insicurezze, certo del fatto che in lui avrei trovato le risposte che cercavo. E così è stato.

A lezione di formazione dal Socialmediacoso

Ciao, mi chiamo Francesco, ho 31 anni e…

… sono Batman!

Non lo dire a nessuno, però, altrimenti arrivano tutti i disoccupati a chiedermi un posto di lavoro.

Quando non vado a caccia di cattivi e psicopatici, mi occupo di content marketing e formazione.

Insomma, dico agli altri come fare le cose, e mi pagano pure per farlo!

Visto che ti occupi di formazione, permettimi di “sottoporti il mio caso” e di farlo partendo da quello che reputo l’ostacolo maggiore: la paura di parlare in pubblico.

Come ogni informatico che si rispetti, infatti, sul piano del contatto umano faccio piuttosto pena. Indi per cui, ti chiedo: conosci qualche trucco per superare questo handicap?

Io sono un misantropo e uno snob, quindi in teoria dovrei essere la persona meno indicata da mettere in una aula di formazione, eppure ci riesco. Ma non ti mentirò, l’indole e la predisposizione contano molto: fare formazione è una delle cose più difficili che ci siano, perché saper fare non vuol dire necessariamente saper trasferire.

Noi, essendo blogger, un po’ siamo avvantaggiati, nel senso che siamo abituati a spiegare delle cose. Poi, se ci riusciamo bene o male, quello è un altro discorso.

Non credo che esistano trucchi, ma qualche consiglio posso comunque dartelo:

  • Non dare niente per scontato. Il fatto che una procedura per te sia intuitiva e semplice, non vuol dire che sia così per i discenti. Anzi, il più delle volte la loro ignoranza spiazza, ma se ci pensi è così che deve essere, altrimenti non avrebbero bisogno di formarsi;
  • Non andare a braccio, altrimenti andrai a cazzo. La lezione va preparata, e anche se non sono uno che ama studiare tutto a tavolino, non puoi entrare in un’aula senza aver sviluppato delle slide (le odio!) e aver stilato una scaletta delle cose da dire;
  • Divertiti. Se ti annoi tu, pensa gli allievi quanto si romperanno amabilmente il cazzo!

Mettiamo il caso che mi sia stato proposto di tenere la mia 1° lezione. Una lezione di  8 ore, durante la quale dovrò raccontare tutto quello che so sul blogging ed il social media.

La domanda è: da dove inizio? Mi scrivo un discorso o mi affido all’improvvisazione?

Scusami se faccio terrorismo psicologico, ma 8 ore in aula sono devastanti, quindi devi preparati nel migliore dei modi…

Realizza delle slide, cercando di essere il più completo possibile, e organizza la lezione pensando già a quando farai fare una pausa caffè/sigaretta/pipì.

Se lo stabilisci a monte, saprai come dosare gli argomenti, perché ci sono cose più semplici e cose più complicate da spiegare, e di conseguenza da apprendere, quindi gestire bene i tempi ti aiuterà a non rendere la lezione massacrante.

Le slide sono fondamentali, ma non sono l’unica cosa che conta. Alcune cose vanno proprio mostrate, quindi prendi il PC e fai vedere passo passo come cazzo si fa qualcosa. Un po’ come se stessi scrivendo “un tutorialone alla Aranzulla”, dove spieghi anche come si apre Chrome.

Teoria e pratica vanno mixati, e, se ne hai la possibilità, fai fare un’esercitazione pratica agli allievi nelle ultime ore, così vi rilassate e riuscite anche a divertirvi un po’.

A proposito delle slide e del loro ruolo all’interno di una lezione, con quali programmi mi consiglieresti di realizzarle? E, soprattutto, come devono essere fatte?

Le slide non possono mancare, e non perché non sia possibile spiegare le cose senza, ma semplicemente perché oggi l’allievo è abituato a studiare e apprendere i concetti in questo modo e, se non prepari alcuna slide, lo metti in seria difficoltà.

La domanda che ti sentirai fare ad inizio lezione sarà: “Ma poi le slide ce le passi?”. Ci vogliono.

Come farle? Con PowerPoint, anche se io preferisco usare Google Presentation, così le conservi sempre nel cloud. Se devi fare da relatore ad un evento, con un speech di poche decine di minuti, allora potresti creare qualcosa di carino con Canva, che ha dei bei template.

Non fare muri di testo, lascia le slide sempre pulite e alterna con elementi divertenti, come GIF o immagini particolari, per tenere sempre il morale alto. E non fare come fanno molti, che si limitano a ripetere la pappardella che si potrebbe tranquillamente leggere su un blog, ma inserisci grafici, dati, statistiche, porta qualche cazzo di dato a supporto di ciò che dici.

E, cosa più importante di tutte, parla di cose che conosci e che fai o hai fatto. Se una cosa non la sai, ti sgamano subito. Non prenderli per il culo, sii onesto e sempre te stesso, e ti ameranno.

L’ultima domanda che voglio farti riguarda il “come gestire il palco”, ovvero come far sì che la lezione risulti interessante, coinvolgente e, perché no?, anche divertente.

Guarda, prendi le prime risposte e fai un sunto. Quella è la formula vincente.

Se vuoi far divertire i tuoi allievi, ti devi divertire anche tu.

Non creare distanza tra te e loro, non fare il saccente o il presuntuoso, ma non sminuirti nemmeno, perché se sei lì a fare il docente si presuppone che qualcosa tu la sappia.

Non appesantire gli argomenti e spiegali come se avessi di fronte dei bambini di 4 anni, imboccandoli e pulendogli anche il musetto, e segui un pattern anche nell’inflessione della voce, creando una parabola di tono e intensità.

Insomma, devi fare quello che si fa in radio o a teatro, ovvero lavorare sul modo in cui “porgere la battuta”. Se il discorso è monotono o piatto, la curva dell’attenzione non è che cala, si impicca direttamente sull’asse delle ordinate.

Pronti, docenza… Via!

Fare formazione, come avrete capito, non è affatto una passeggiata, anzi…

Non basta, infatti “sapere le cose”, ma bisogna anche saper padroneggiare specifici strumenti, nonché possedere delle vere e proprie capacità da intrattenitore e organizzatore, in modo tale che quanto si ha intenzione di trasmettere venga assimilato al meglio.

Potremmo definirlo “un lavoraccio”, ma se c’è una cosa della quale sono certo, pur non avendo mai ancora vestito i panni del formatore, è che la soddisfazione data dal vedere che qualcuno riesce a fare qualcosa grazie a tuoi insegnamenti sia a dir poco impagabile.

Per questo ringrazio Francesco e faccio il mio in bocca al lupo a tutti coloro che, magari in modo totalmente imprevisto, un giorno si ritroveranno seduti dall’altro lato della cattedra.

Alla prossima!


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Simone Bennati

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