Lavoro: siamo disposti a farci da parte in favore di qualcun altro?
Una questione di scelte
Il lavoro, si sa, è una delle cose più preziose nella vita di una persona.
È altrettanto vero, però, che, per quanto possiamo approfondire ed ampliare le nostre competenze, probabilmente ci sarà sempre qualcuno che reputiamo più esperto di noi o che magari vediamo come un punto di riferimento all’interno del nostro stesso settore.
Al fine di scoprire se e quanto siamo portati a “farci da parte” di fronte ad incarichi per i quali sentiamo di non essere sufficientemente preparati, ho voluto sottoporre all’attenzione di coloro che mi seguono una domanda un po’ particolare: “Di fronte ad un’offerta di lavoro, avete mai rifiutato ed indicato un concorrente che sapevate essere più ‘skillato‘ di voi?”.
Vediamo insieme quali sono state le risposte…
Tra consapevolezza di sé e capacità di autoanalisi
In tanti anni di lavoro nel settore della comunicazione digitale, mi è capitato di avere a che fare con 2 tipi di persone: quelli che credono di essere i migliori in tutto ciò che fanno e quelli che, al contrario, sono consapevoli di quali siano le loro effettive capacità, nonché i loro limiti.
Una differenza, questa, che ha sempre pesato nella mia valutazione del singolo professionista e che, ancora oggi, rappresenta uno degli elementi sui quali fondo la mia opinione.
Dal mio punto di vista, infatti, l’avere consapevolezza di sé e delle proprie competenze è una delle caratteristiche fondamentali per poter essere considerati dei bravi professionisti e, all’interno del mio percorso lavorativo, solo chi ha mostrato una grande capacità di autoanalisi ha finito, poi, con il dimostrare di meritare la fiducia e la stima degli altri.
In tal senso, il sondaggio che ho lanciato ha messo in evidenza un panorama che definirei “rassicurante”, in quanto caratterizzato da una buona percentuale di professionisti che, consci dei loro limiti, hanno subito compreso quando era il momento di farsi da parte, dando spazio ad altri.
Non stupisce, invece, la quantità di intervistati (più del 50%) che hanno risposto di non essersi mai ritrovati nella situazione da me descritta: un risultato, questo, che credo dipenda principalmente dal fatto che, quando si svolge un lavoro dipendente, e in Italia a farlo è circa il 75% dei lavoratori, non sia oggettivamente possibile reindirizzare le richieste pervenute.
I vantaggi della rinuncia
Prima di salutarci, permettetemi di evidenziare la testimonianza di chi, come Leonardo Vannucci e Luca Zacchi, oltre a dare il proprio voto, ha tenuto a sottolineare che:
Quello di “passare la mano”, dunque, risulta essere un gesto che porta comunque beneficio a colui che lo attua, in quanto apre alla possibilità di collaborazioni future (magari anche più vantaggiose) e genera benessere equamente condiviso tra le parti.
Alla prossima!
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Detto altrimenti: meglio fare una bella figura dopo… che una di m***a subito 😀
Quoto totalmente! 😀
Sulle polemiche riguardo alla parola “skillato” farai un altro post?… Cmq sì, bel pezzo. Magari sarebbe interessante chiedere le caratteristiche di un eventuale collega a cui si decide di girare un lavoro. Secondo me sono molto precise. Chissà.