Gestire un gruppo su Facebook: 5 domande per Paola Chiesa

Gestire un gruppo su Facebook: 5 domande per Paola Chiesa

Apriamo un gruppo su Facebook! Sì, ma come?

Sono su Facebook dal 2008, ma non ricordo quando vennero fuori i gruppi.

Ciò che ricordo, invece, è che li ho sempre guardati da una certa distanza: da un lato mi affascinavano, ma dall’altro ho sempre avuto timore di avvicinarmi ad essi. Quello stesso timore che provo ogni volta che mi si chiede di entrare a far parte di qualcosa, ovvero di indossare una maglia e rappresentare un nome, una realtà, un’idea. Io la chiamo “sindrome del cavaliere solitario” e negli anni mi ha sempre portato a fare le cose da solo, dentro e fuori dalla rete.

Un bel giorno, poi, non ricordo neanche come, ho incrociato un gruppo chiamato #adotta1blogger e mi sono lasciato coinvolgere da esso.

Per un po’ ho mantenuto un basso profilo, utile a permettermi di osservare le dinamiche interne al gruppo e a capire se, per la prima volta, potevo un attimino sciogliermi.

Dopo qualche tempo, e una volta preso coraggio, ho cominciato a partecipare attivamente alla vita del gruppo e… Chiamatela fortuna, ma da allora non ho mai pensato di abbandonarlo.

Merito anche di Paola Chiesa, fondatrice e amministratrice di #adotta1blogger.

Paola è un bel tipo, di quelli con i quali si può ridere e scherzare, ma se c’è da fare qualcosa, allora la si deve fare per bene, altrimenti niente.

Data la sua posizione di amministratrice di #adotta1blogger, nonché la mia ignoranza sul tema dei gruppi di Facebook, ho deciso di coinvolgerla in questa intervista e chiederle quindi di spiegarmi cosa significhi essere l’amministratore di un gruppo.

Ecco cosa mi ha risposto…

Gruppi che funzionano: il caso #adotta1blogger

Ciao, mi chiamo Paola, ho 46 anni e…

… sono una giurista per formazione, ma creativa ed innovatrice per carattere. L’innovazione e la condivisione caratterizzano il mio stile lavorativo e sono alla base delle strategie e dei progetti che ho sviluppato in ambito e-commerce, nei social media e nel settore pubblico.

Un esempio? #adotta1blogger, ovvero il laboratorio liquido di un progetto culturale che ha come obiettivo quello di costruire una rete di condivisione della conoscenza, contando sulla partecipazione di blogger, scrittori e giornalisti.

Annunciato da un timido cinguettio su Twitter, è approdato come gruppo su Facebook, dando così origine ad una agguerrita community, la quale sta crescendo in quantità e qualità.

Dove sta l’innovazione? Nell’utilizzare i social media per divulgare la conoscenza e riconoscerci in essa, amplificandone  l’effetto grazie alle contaminazioni ed alle sinergie che nascono tra i membri di una stessa comunità.

La nostra scelta è stata semplice: esserci, tanto con discrezione, quanto con determinazione.

#adotta1blogger è cittadinanza attiva, attivismo digitale, inclusione ed innovazione sociale. E’ cultura, nonché lo spaccato di quell’Italia che ci piace e nella quale crediamo.

Qual è l’impegno quotidiano al quale è chiamato l’amministratore di un gruppo? Cosa fa o, ancor meglio, cosa è chiamato a fare chi amministra un gruppo su Facebook?

Quello che posso fare è dirti come mi sto comportando io in quanto amministratrice di #adotta1blogger, ovvero basarmi sulla mia esperienza personale.

L’impegno quotidiano nel gruppo si snoda lungo 4 attività:

MOTIVAREUn gruppo nasce su Facebook per uno scopo, quindi deve avere obiettivi chiari e precisi. Spesso occorre ricordare quali sono: non tanto perché ce li dimentichiamo, quanto più per alimentare il sacro fuoco che ci anima e che ogni tanto riposa sotto la cenere.

PRESIDIARESe amministri un gruppo, non puoi non esserci. Il monitoraggio costante è vitale per il suo buon funzionamento, il quale passa attraverso le fasi dell’ascolto e dell’osservazione, utili anche per cogliere e comprendere le dinamiche relazionali tra i membri.

INTERAGIREUn gruppo di Facebook è un po’ come una piazza di paese la domenica mattina: incontri sempre gente. Perciò saluti, ti intrattieni, te la conti, ti informi, ti confronti. Poi, certo, adotta1blogger è speciale, perché  i ragazzi non vanno mai a casa e c’è fermento continuo!

MODERAREE’ normale che in un gruppo non sia sempre tutto rose e fiori e che talvolta si creino situazioni di attrito. E’ importante gestire le criticità. Smorzando i toni, cercando soluzioni, tollerando, ironizzando o, quando necessario, battendo i pugni sul tavolo.

L’obiettivo ultimo è sempre quello di mantenere in equilibrio stabile la community, farla sentire a casa, ovvero quel posto dove tutto alla fine si ricompone.

Ormai è dal marzo del 2015 che #adotta1blogger è su Facebook e in questo arco di tempo quasi 700 utenti ne sono entrati a far parte. Una cifra considerevole, la quale mi porta a ragionare su una precisa caratteristica del gruppo, ovvero il fatto che sia un gruppo chiuso.  Cosa ti ha portato, nel momento in cui hai deciso di fondarlo, ad optare per questo tipo restrizione? Quali sono i vantaggi e egli svantaggi derivanti dal fatto che si possa entrare solo tramite invito o richiedendo espressamente l’iscrizione?

Optai per il gruppo chiuso perché spinta da una sorta di istinto di protezione, ovvero dall’intento di preservare qualcosa che ero certa sarebbe diventato bello, anche perché concepito sotto una buona stella. Una scelta, questa, che mi ha inoltre consentito di seguire la crescita del gruppo al meglio, ovvero avendo sotto controllo tutta la situazione.

Metaforicamente parlando, #adotta1blogger è la casa di chi lo abita e non è che possiamo lasciare la porta spalancata. E’ previsto l’ingresso in 2 modi: tramite adozione da parte di un membro della community o presentando un’esplicita richiesta.

In entrambi i casi è comunque presente il gesto simbolico del varcare la soglia: un passaggio dal fuori al dentro che implica consapevolezza e un forte desiderio di partecipare ad un progetto.

Svantaggi nell’aver scelto di rendere il gruppo chiuso non ne vedo, anche perché, numeri alla mano, il gruppo aumenta comunque di circa 100 utenti al mese, così come ad aumentare sono le sinergie e la qualità delle relazioni che si creano tra i membri.

Adotta 1 blogger ha un suo regolarmento interno, il quale è visibile anche ai non iscritti tramite la sezione “Descrizione” del gruppo stesso. Un regolamento piuttosto corposo, cosa che lo rende impegnativo, tanto da leggere, quanto da rispettare. In base a quella che è stata la tua esperienza di amministratrice in questi mesi, è stato sufficiente tenere bene in vista il suddetto regolamento o si sono verificate occasioni in cui è stato necessario un tuo intervento affinché le regole venissero rispettate?

#adotta1blogger  ha volutamente una policy interna, la quale ha principalmente lo scopo di illustrare il funzionamento delle adozioni.

In pratica, “adottare” significa condividere col gruppo il post di un blogger che ci ha colpito, commentandolo e badando bene di citarne nome e cognome, nonché condividendolo sui social network con allegato l’hashtag #adotta1blogger. Più facile a farsi che a dirsi.

Far rispettare queste regole non è stato sempre facile e, se pur raramente, capita di dover ricordare che il gruppo non va utilizzato esclusivamente per fini autopromozionali, se non entro i limiti previsti dalla policy. Nei casi più critici intervengo in forma privata e ogni tanto scremo l’ambiente accompagnando all’uscita i soggetti che non osservano la policy.

Nel complesso, però, la macchina di #adotta1blogger è ben rodata e viaggia bene!

Essendo io stesso tra i membri di #adotta1blogger, e potendo quindi constatare quotidianamente il sostanzioso apporto dato dagli iscritti, ti domando: hai valutato la possibilità di affiancare al gruppo anche una pagina Facebook aperta al pubblico? Non pensi che una mossa del genere, quando un gruppo è vivace e fortemente partecipativo, possa essere utile a portare una maggiore visibilità al gruppo e a chi ne fa parte?

Ti ringrazio, oltre che per avermi ospitata sul tuo blog, anche per quest’ultima domanda.

Essendo questa la seconda volta in cui mi viene data l’occasione di parlare di #adotta1blogger, mi viene spontaneo tornare con la memoria alla prima, ovvero quando affrontai l’argomento con il socialmediacoso Francesco Ambrosino.

Era aprile e #adotta1blogger contava circa una sessantina di membri. Avevamo però già un logo, grazie all’impegno e alla collaborazione di Gloria Vanni. Oggi siamo in 700, abbiamo una rassegna stampa quotidiana e nessuna intenzione di fermarci. Per questo colgo molto volentieri il tuo spunto e mi aggancio ad esso per rivolgerti una domanda:  con questa ricchezza di intelligenze, professionalità, sguardi sul mondo, esperienze ed emozioni, non credi che i tempi siano maturi anche per realizzare un bel sito? Collegandogli poi anche una fanpage, ovviamente!

In questi mesi ci siamo costruiti un’identità e una solida reputazione, ora è tempo di spalancare le porte al fine di diffondere questa energia e contaminare il mondo là fuori!

Ah, il dominio l’ho già registrato. Ti va di venire a cercare con me nel gruppo le maestranze utili a realizzare il tutto? Ci conto!

L’unione fa veramente la forza? Pare di sì

Devo essere sincero: #adotta1blogger mi ha dato tanto in questi mesi e non parlo di visite sul sito, come qualcuno con la bava alla bocca potrebbe pensare, ma di connessioni, relazioni, gente.

Molti di voi sanno quanto io possa essere selettivo quando si parla di socialità: non sono uno che fa amicizia con tutti o al quale fa brutto mandare a cagare chi se lo merita, quindi faccio fatica, tanto ad accettare, quanto ad essere accettato.

Su #adotta1blogger, però, il processo di integrazione è stato estremamente naturale, spontaneo, e molti di coloro con i quali sono entrato in contatto, oltre a dimostrarsi competenti ognuno nella propria materia, hanno tirato fuori un’umanità, una generosità e un senso di partecipazione che raramente ho riscontrato in altre realtà. E questa credo sia la più grande vittoria che un gruppo può sperare di conseguire.

Quindi complimenti a Paola per il lavoro svolto e per come lo ha svolto. A lei va inoltre il mio consueto ringraziamento per la disponibilità e per avermi spiegato che essere amministratori di un gruppo è tutt’altro che una passeggiata, se lo si vuole fare seriamente.

Alla prossima!


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Simone Bennati

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Una risposta

  1. gloria vanni ha detto:

    Grazie, Simone! Mi sono ritrovata molto anche nella tua esperienza Di comunità e gruppi… Entrare piano, piano in silenzio e poi decidere se il silenzio è la fuga sono le uniche soluzioni. Be’, neppure io ho mai pensato un secondo di andarmene da #adotta1blogger

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