Scrivere non è come parlare, nemmeno su Facebook!
Pensa. Prima di postare, pensa
Vi capita mai di non riuscire a capire il senso di un commento su Facebook?
A me succede almeno 2 volte su 5, le quali diventano 2 su 3 quando decido di leggere le discussioni nate sotto ai post di Pagine come quella de La Repubblica o Il Fatto Quotidiano.
Il problema, a mio parere, è che molte persone “scrivono come pensano”, non tenendo conto dei vincoli e dei limiti che caratterizzano la comunicazione in forma scritta.
Un modo di fare, questo, che non può che portare ad essere equivocabili.
La comunicazione semplice è la via più efficace
Alla mancanza di elementi tipici della comunicazione interpersonale, quali il tono di voce, la mimica e le espressioni del volto, il Web ha sopperito inserendo emoticons ed emoji, ovvero quell’infinito campionario di “faccine” utili ad arricchire i messaggi che lasciamo in rete.
Un aiuto non da poco, il quale, però, riesce a colmare solo parte delle esigenze comunicative.
Se desiderate essere comprensibili da tutti ed in qualsiasi situazione, dunque, il consiglio che mi sento di darvi è quello di strutturate frasi semplici, ovvero nelle quali figurano solo ed esclusivamente i 3 elementi fondamentali di una proposizione: soggetto, verbo e complemento.
Così facendo, non solo eviterete di arrampicarvi su intricati e pericolosi costrutti linguistici, ma renderete la vita estremamente più semplice anche a chi vi legge.
Consapevolezza e immedesimazione
Se siete i primi ad ammettere che la proprietà di linguaggio non è il vostro forte, affidatevi alle strutture più elementari offerte della nostra meravigliosa lingua e ricordante sempre che dall’altra parte del monitor (o del display) c’è qualcuno che non è nella vostra testa e che avrà bisogno di tutta la vostra collaborazione affinché il vostro messaggio gli arrivi forte e chiaro.
Alla prossima!
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Scrivere non è come parlare perchè certe espressioni sono da evitare 😛 e ce ne sono anche di sgrammaticate nella lingua parlata, però ci dobbiamo ispirare ala lingua parlata per la semplicità e la scorrevolezza. Proponevo in una mia riflessione di assumere infatti un atteggiamento platonico, quindi usare un linguaggio dialogico, proprio come fa lui che mette in scena dei dialoghi
https://robertomorra.wordpress.com/2015/03/13/atteggiamento-platonico-di-un-copy-in-che-consiste/
Ciao @robertomorra:disqus,
sono d’accordo con te per quanto riguarda la semplicità e la scorrevolezza, a patto che il privilegiare questi due aspetti non infici quello della chiarezza. Un discorso poco o per nulla chiaro vale quanto un discorso che non è mai stato fatto, in quanto non lascia niente in chi lo ascolta/legge.
Come solito, l’equilibrio tra le forze è secondo me la scelta migliore e risulta dunque necessario conoscerle per poi riuscire a governarle.
Grazie per il commento!
:*
in medio est virtus, certo!
semplicità e scorrevolezza, a patto d dire qualcosa di sensato e fare un discorso ordinati 😛 quello lo davo per scontato