Poco lavoro e troppi favori: l’assistenza professionale tra amici

Poco lavoro e troppi favori: l’assistenza professionale tra amici

Chi trova un amico, trova qualcuno da sfruttare?

Grafici, web designer, copywriter, community manager…

Quando si lavora in un settore come il mio, entrare in contatto con altri professionisti è piuttosto normale. Nel mio caso, poi, con alcuni dei ragazzi conosciuti sono anche riuscito ad instaurare un solido e piacevole rapporto di amicizia.

È in ragione di questo duplice ruolo (amico + professionista) che, in caso di bisogno, tendo a riconoscere innanzitutto il valore professionale della persona, derubricando il legame d’amicizia.

Il perché di questa mia scelta ve lo illustro in questo post.

“Ciao bello, come va? Senti ‘na cosa…” [cit.]

Come prevedibile, gli “amici-professionisti” sono i primi ai quali vado a chiedere quando necessito di una consulenza tecnica, del parere di un esperto o anche solo di una dritta.

Un amico, infatti, difficilmente ti consiglia male, ma se questo dovesse comunque accadere, le cause possono essere soltanto due: o non è il professionista che immaginavi, o non è l’amico che credevi. Lascio decidere a voi quale delle due cose sia la peggiore…

Oltre a pareri e consigli, capita, a volte, che abbia anche bisogno di un supporto concreto, ovvero che l’amico di turno svolga per me uno specifico lavoro. Quando questo accade, accantono il rapporto d’amicizia e guardo esclusivamente al professionista, trattandolo con tutto il rispetto e la serietà di cui sono capace.

A tale proposito, tipica è la frase con la quale introduco le richieste di questo tipo, ovvero: “Ho bisogno che tu faccia un lavoro per me. Ti spiego di cosa si tratta e poi mi dici come vogliamo fare”.

Adottando questa formula, intendo far capire sin da subito al mio interlocutore che non lo sto contattando per “scroccargli un favore”, ma per assegnargli un lavoro, sottolineando il fatto che sono pronto a riconoscergli quello che lui riterrà essere il giusto compenso.

Il lavoro è lavoro, sempre e comunque

Se mi comporto in questa maniera il motivo è semplice: il lavoro è lavoro, sempre e comunque.

Non importa se ad essere incaricato è un amico di vecchia data: se un individuo è qualificato per svolgere una specifica attività e si ha bisogno del suo intervento, fare leva sull’amicizia al fine di ottenere un lavoro “aggratise” è una pura e semplice mancanza di rispetto, la quale non fa altro che offendere la dignità della persona e del professionista.

Volete perdere un amico? Chiedetegli di fare un lavoro per voi e offritegli in cambio una vigorosa pacca sulla spalla. Se non ci penserà lui a mandavi a quel paese, allora lo farò io.

Alla prossima!


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Simone Bennati

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