Cos’è e come funziona Patreon: 5 domande per Patryk Rzucidło
Patreon: tra Social e crowdfunding
Di piattaforme online utili a promuovere la propria arte ce ne sono a decine: da DeviantArt,per gli illustratori, a SoundCloud, per i musicisti, passando per realtà meno note, ma comunque molto attive, come 500px (fotografia) e Dribble (design).
Per quanto ben più dispersivi e generalisti, anche i comuni Social Media possono essere sfruttati per proporre le proprie creazioni. Dipende tutto da quale tipo di pubblico si desidera raggiungere e quanto si è disposti a investire.
Circa un anno fa, grazie a un articolo pubblicato chissà dove, ho scoperto Patreon: un’interessante piattaforma digitale che si colloca a metà strada tra un Social Media e un servizio di crowdfunding e che, attraverso la condivisione di contenuti originali, permette ai propri iscritti di farsi conoscere e ricevere donazioni.
Molto utilizzata da youtuber, scrittori, autori di podcast e tantissime altre categorie di creators, Patreon è anche la piattaforma che il mio amico Patryk Rzucidło ha scelto per dare visibilità ai software open source da lui sviluppati. Tutto questo nella comprensibile speranza che qualcuno apprezzi il suo lavoro e decida di sostenerlo.
Permettetemi, quindi, di lasciargli la parola, così che vi spieghi cos’è e come funziona Patreon, nonché quali sono i progetti che sta attualmente portando avanti.
Ciao, mi chiamo Patryk, ho 29 anni e…
Sul Web sono conosciuto come PTKDev.
In questi anni, di cose dentro e fuori dalla Rete ne ho fatte parecchie. Nel 2006, ad esempio, scrivevo guide sul blogging e sul caro MSN. Nel 2014, invece, utilizzavo il mio profilo Twitter per pubblicare perlopiù battute, alcune delle quali diventate pure virali. Infine, nel 2017 ho collaborato alla stesura dell’agenda COMIX 2018.
Di giorno lavoro come sviluppatore di software, cosa che mi porta a girare per le multinazionali nel tentativo di salvare il mondo. Di notte, invece, cerco di diventare ricco sviluppando progetti open source che poi pubblico su GitHub. Un’attività, questa, che riesco a sostenere grazie alle donazioni che ricevo su Patreon.
Visto che lo hai citato, ti andrebbe di spiegare a grandi linee cos’è e come funziona Patreon? Credo che molti dei lettori non abbiano idea di cosa sia…
Te la butto lì semplice: Patreon è una piattaforma gratuita tramite la quale chiunque ha la possibilità di proporre le proprie creazioni (video, brani musicali, illustrazioni, software, etc.), chiedendo in cambio un sostegno economico mensile.
La cosa positiva è che ogni utente può definire diversi livelli di donazione. Nel mio caso, ad esempio, per 1$ al mese ti offro in cambio un abbraccio virtuale; se, invece, arrivi fino a 9$, allora puoi avere accesso ai miei canali Telegram e Discord, nonché aggiungere la tua foto più un link al Readme.md del mio profilo GitHub.
Io stesso sostengo su Patreon ellebi, una cantante italiana di cover rap/pop che mette a disposizione i file MP3 dei sui brani per solo 1$ al mese. Cifra di cui Patreon, così come per tutte le donazioni, trattiene per sé circa il 30%.
Molti dei creator di Patreon sono musicisti, illustratori, scrittori, videomaker… Gente che propone lavori di tipo artistico, insomma. Fa un po’ strano, quindi, scoprire che anche un programmatore può sfruttare questa piattaforma per ricevere sostegno. Tu cosa consiglieresti a chi vuole fare come te?
In realtà sono molti gli autori di software open source che stanno testando questo nuovo modello di business, e la cosa è perfettamente comprensibile.
Creare software open source, infatti, non significa solo sviluppare applicazioni e tool a costo zero, ma anche mettere a disposizione di tutti il relativo codice sorgente. In questo modo, se un altro programmatore si interessa al mio software, questi è libero di prenderlo e modificarlo, realizzandone una versione migliore.
Fino a oggi, l’unico modello business praticabile in ambito open source era quello di offrire supporto tecnico a pagamento, quindi ben vengano realtà come Patreon!
Il consiglio che mi sento di dare ai programmatori che desiderano sbarcare su Patreon è di realizzare un primo pacchetto di software e buttarsi.
Certo, prima di poter contare su una fanbase generosa e affiatata potrebbero anche passare dei mesi, ma questo fa parte del gioco. Ci vuole tempo per conquistare la fiducia delle persone, ma non bisogna arrendersi. Il mio primo flusso di donazioni, ad esempio, l’ho ricevuto dopo aver aggiornato il mio bot per ben 9 volte!
Che caratteristiche hanno coloro che ti sostengono? Sono tutti programmatori come te o svolgono altre professioni? E sono perlopiù italiani o stranieri?
Attualmente conto 23 sostenitori, i quali sono quasi tutti stranieri.
Alcuni effettuano una donazione iniziale e poi disdicono dopo un mese. Altri, invece, sono estremamente fedeli. C’è un tipo, ad esempio, che mi sostiene fin dal primo giorno e che è molto contento dei continui fix e update che apporto al mio bot.
Spesso la donazione arriva dopo che ho risolto un problema che mi è stato segnalato. Il che mi pare un comportamento del tutto logico e onesto.
La settimana scorsa ho aiutato un ragazzo a impostare il suo profilo su Patreon e questo, dopo avergli dedicato qualche ora di training, mi ha ringraziato lasciando una donazione da 1$. In pratica, è un po’ come se mi venisse offerto un caffè al bar, anche se per le donazioni one shot preferisco ricorrere a Ko-fi, un servizio simile a Patreon che permette di donare 3$ una tantum.
È vero: Patreon nasce per gli artisti, ma per molti scrivere codice è un’arte. Quindi non credo ci sia nulla di male nell’utilizzarlo in qualità di programmatore.
Guardando alla sostanza, ora che sono passati 8 mesi dall’inizio della tua attività su Patreon, che tipo di ritorno economico stai ottenendo? Non ti chiedo, ovviamente, la cifra esatta, ma mi piacerebbe sapere se, ad esempio, con quello che ti arriva da Patreon riesci quantomeno a coprire le spese.
Attualmente, grazie a Patreon, riesco a coprire tutte le spese: da quelle di hosting a quelle che ho recentemente sostenuto per far realizzare alcuni logo e sticker.
C’è chi con Patreon ci lavora proprio e riesce a guadagnare migliaia di euro. Io, invece, lo uso per rientrare dei costi dei software che produco e i servizi che offro.
Tanto che ci sono, ti cito alcuni dei principali progetti:
- Social Manager Tools, un bot per Instagram, Facebook, Twitter e Telegram
- Una raccolta di sticker per Telegram, WhatsApp, iMessage e Discord
- Me in GIFS, app che contiene template da usare nelle Storie di Instagram
- Software, tool e script di ogni genere e tipo disponibili sul mio profilo GitHub
Ogni anno sviluppo numerosi progetti open source, e lo faccio sia perché mi piace imparare nuove tecnologie, sia per venire incontro a esigenze di tipo personale.
Per alcuni il lavoro che faccio e che condivido su Patreon vale parecchio. C’è perfino chi è arrivato donare 50€ al mese, dandomi enorme soddisfazione. Di base, ognuno dona quanto può permettersi e pensa che un creator valga. Questo rende la piattaforma democratica e responsabilizza i produttori di contenuti come me.
Recita un vecchio detto: “Se sei bravo in una cosa, non farla gratis”. Io non sono d’accordo. Quel che penso, infatti, è che, se uno è bravo a fare una cosa, allora può anche farla gratis, ma magari appoggiandosi a una piattaforma tipo Patreon.
L’importanza delle comunità di nicchia
Ora che siamo giunti al termine di questo approfondimento su Patreon, oltre a ringraziare Patryk per la sua disponibilità e cortesia, vorrei invitarvi a riflettere su un aspetto che, quando si parla di autopromozione, viene spesse volte sottovalutato.
Il fascino delle piattaforme social a larghissima diffusione, come Facebook e Instagram, è sicuramente fortissimo, ma bisogna sempre e comunque ricordarsi che il proprio pubblico va andato a cercare in primis dove questo si annida.
Nel caso in cui fossi il leader di un gruppo punk-rock, ad esempio, andrei alla ricerca di tutte quelle comunità online i cui utenti sono accomunati dall’amore per questo genere musicale, perché è lì che avrei maggiore possibilità di essere apprezzato.
Attenzione, quindi, a non prendere in considerazione le cosiddette comunità di nicchia, perché è proprio all’interno di queste cerchie ristrette che si nascondono coloro che, un domani, potrebbero diventare i nostri più grandi sostenitori.
Puntare su Facebook e Instagram va benissimo, ma ricordiamoci anche che il Web va ben oltre i contesti di massa. Quindi occhi aperti e sotto con le ricerche.
Alla prossima!
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