L’abito non fa il Social Media “Coso”

L'abito non fa il Social Media Manager

L’eterna lotta tra il dentro e il fuori

L’istintiva associazione tra apparenza e sostanza, la quale ci porta spesso e volentieri ad associare “bello”“buono” e “brutto” a “cattivo”, è uno di quei “cancri culturali” che ci portiamo dietro dalla notte dei tempi e che, ahinoi, ci accompagnerà forse per sempre.

Eppure, se escludiamo i concorsi di bellezza e le questioni amorose, il mero fattore estetico non dovrebbe influenzare in alcun modo le nostre scelte: il basarsi sull’esteriorità, infatti, ci esporrebbe a rischi incalcolabili, come quello di incappare in chi punta consapevolmente sull’apparenza per trasmettere agli altri quella che, in realtà, è una professionalità inesistente.

Una strategia, questa, che prevede anche l’adozione di un certo atteggiamento e i cui esponenti possono essere trovati in ogni categoria professionale, compresa quella dei Social Media “Cosi”.

In questo articolo, dunque, voglio tracciare insieme a voi quello che, sulla base della mia esperienza e delle mie conoscenze, è il profilo del tipico Social Media “Coso” cazzaro.

Social Media “Coso” è chi il Social Media “Coso” fa

Il Social Media “Coso” cazzaro è solitamente giovane, belloccio, nonché sempre estremamente elegante ed esprime 24 ore su 24 un’ineguagliabile voglia di far fare “i soldi veri” ai suoi clienti.

Per lui il suo è più di lavoro, è una missione. Una missione che, se potesse, farebbe anche gratis, ma purtroppo “le bollette non si pagano da sole ed è difficile sopravvivere nel giro, specie quando non usi i trucchi (cosa che tutti gli altri fanno) e non hai il calcio in culo di qualcuno”.

Il Social Media “Coso” cazzaro spara a manetta termini come Reputation, EdgeRank e Personal Branding. Si emoziona nello spiegare quanto sia importante Facebook, ma anche quanto contino Twitter, LinkedIn, Instagram e qualsiasi altra pseudo-piattaforma minimamente popolata.

I nomi che dice di annoverare tra i propri clienti, poi, sono sempre eccellenti: da Mark Zuckerberg, con il quale ha anche un rapporto di amicizia fraterno, a Jeff Bezos, che al giovedì je spiccia casa.

È al termine della sua pantomima, però, che il Social Media “Coso” cazzaro dà il meglio di sé, ovvero quando, guardando intensamente l’interlocutore negli occhi, pone la più importante (e paracula) delle domande: “Che ne dici, amico mio, ti va di andare insieme alla conquista dei Social?”

Un vero colpo da maestro, di fronte al quale pochi riescono a rimanere indifferenti.

Fatti, non pugnette! [cit.]

Nel momento in cui sarete chiamati a scegliere un professionista che si occupi del vostro brand sui social network, fatevi un favore: subissatelo di domande.

Chiedetegli di mostrarvi i numeri da lui macinati per i clienti che sta curando o che ha curato in passato, nonché di illustrarvi, anche solo a grandi linee, il suo metodo di lavoro.

Fatevi dare l’indirizzo del suo sito, del suo blog, dei suoi profili social e di qualsiasi altro spazio web che lo riguardi o sul quale ha messo mano da quando è attivo nel settore.

Dati alla mano, investite una giornata nella valutazione del suo lavoro e andate a vedere cosa dicono di lui quelli che ci hanno avuto a che fare: tutti, infatti, nel settore dei Social Media puntano ad essere visibili, quindi non sarà un problema seguire le sue tracce sul web.

Infine, se ancora non doveste essere convinti, chiedete aiuto a chi ne sa più di voi: un amico attivo nel settore vi aiuterebbe a fare la scelta migliore e quindi a non buttare i vostri soldi.

In buona sostanza, non fermatevi alle apparenze e alle belle parole. Mai.

Alla prossima!


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Simone Bennati

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