Il Digital è come la scuola: devi puntare al 10 se vuoi prendere un 8

Il Digital è come la scuola: devi puntare al 10 se vuoi prendere un 8

Non son un secchione, sono realista

A scuola sono sempre andato piuttosto bene, specie in informatica, italiano e storia.

Non sono mai stato un secchione, né uno di quelli che passavano intere giornate sui libri. Diciamo, piuttosto, che ero e sono tuttora molto fortunato, nel senso che mi basta leggere o ascoltare una cosa anche una sola volta per memorizzarla.

Ciò non toglie che, soprattutto all’epoca delle scuole superiori, tenessi molto a prendere dei buoni voti. Anzi, io puntavo agli ottimi voti. Dall’8 in su, per capirci.

Oggi questa fame di eccellenza me la porto ancora appresso, cercando di tenere a mente quello che per me è il principio sul quale si basa ogni lavoro ben fatto, ovvero che, anche se la perfezione non è di questo mondo, è a quella che bisogna puntare se si vogliono ottenere risultati di un certo peso e una certa sostanza.

Tradotto in voti scolastici: vuoi prendere un 8? Allora ragiona e agisci come se dovessi prendere un 10. Altrimenti quell’otto non lo raggiungerai mai.

Le cose, o le fai fatte bene, oppure…

Sia chiara sin da subito una cosa: quello che sto per fare non è un discorso legato all’ego o alla vanità, ma alla qualità dei risultati e al loro legame con l’efficacia.

Il messaggio che voglio passarvi è che, se si parte con l’idea che basti fare il minimo indispensabile per avere un ritorno concreto e oltremodo significativo, allora non si otterrà altro che un risultato mediocre, il quale si rivelerà del tutto inefficace.

Provo a spiegarvi il mio ragionamento con un esempio…

Fingiamo che io sia un Web Designer e che debba incontrarmi con Remo, ovvero il proprietario di un noto ristorante di Roma e di cui desidera far costruire il sito Web.

Mettiamo, ora, che durante la nostra chiacchierata emergano i seguenti aspetti:

  • A Remo non interessa che il sito si adatti ai dispositivi mobili, né che che mantenga tutte le sue funzionalità. “Ma chi lo apre er sito dar telefono? Sticazzi se se vede male… Se uno vole prenotà, o chiama o se mette ar PC”, dice Remo;
  • A Remo non serve un fotografo che immortali gli ambienti del suo locale. Le foto le fa direttamente lui con il suo cellulare. D’altronde lo ha pagato 850€. “Le saprà fa bene du’ cazzo de foto, no?”, continua Remo;
  • I testi del sito? “Vabbè, c’ho mi’ nipote che sta a fa er classico. Jelo dico a lui de scrive du’ stronzate da mettece”, conclude Remo, ormai sempre più desideroso di vedere il suo capolavoro di sito finalmente online.

Premesso tutto questo, se decidessi di realizzare il sito del ristorante di Remo così come lo vuole lui, secondo voi ne uscirebbe un lavoro fico o un lavoro dimmerda?

Anche se fossi il Web Designer più bravo del mondo, secondo me ne uscirebbe un lavoro dimmerda. Ovvero un sito che, contrariamente a quello che è il fine per il quale è stato costruito, quello di portare nuovi clienti al ristorante di Remo, spingerebbe chi lo visiona a prenotare da tutt’altra parte. E a ragion veduta!

L’obiettivo, quindi, a causa della mediocre qualità del risultato, sarebbe fallito.

“Meglio fatto che perfetto” è ‘na scusa

Non voglio entrare nel solito discorso, ormai trito e ritrito, secondo il quale molti finiscono con l’affidare lavori specializzati a parenti e amici (i famigerati cuGGini) poco skillati al solo scopo di risparmiare. Non è questo che mi interessa, adesso.

Il mio obiettivo, piuttosto, è quello di farvi capire che un lavoro fatto a cazzo di cane non può portare risultati significativi. E che, spesso e volentieri, se le cose vengono fatte a cazzo di cane è perché già in partenza ci si è accontentati del 6, convinti che ad oggi con il 6 si possano comunque fare numeri importanti.

Mi dispiace, ma non è così. Anzi, più si va avanti, più la concorrenza aumenta e l’asticella della qualità si alza. Quindi o uno punta al 10, sperando di riuscire a strappare quantomeno un 8, oppure è meglio che lasci perdere.

Considerare la propria capacità di investimento è naturale, ma quello di realizzare un contenuto mediocre, il quale non farà altro che aggiungersi a tanti altri contenuti mediocri, è spesso un problema di mentalità, non di organizzazione o di budget.

Una nota espressione, piuttosto in voga tra chi si occupa di Digital, recita: “Meglio fatto, che perfetto”. Vero, ma che sia fatto bene, però. Non fatto demmerda!

Alla prossima!


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Simone Bennati

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