Cosa accomuna gli utenti dei social? Scoprilo e capirai come conquistarli
Facebook, Twitter, Instagram, LinkedIn, ma anche Pinterest, Snapchat, YouTube.
Le piattaforme social sono ormai moltissime e tutte diverse tra loro, così come diverse sono le tipologie di utenti alle quali si rivolgono. Se da un lato, infatti, è vero che “non si può non comunicare” [cit. Paul Watzlawick] dall’altro è altrettanto vero che ognuno preferisce farlo nei modi e nei luoghi a lui più congeniali.
Siamo, però, certi che gli utenti di Linkedin o Twitter differiscano così tanto da quelli di Facebook o Instagram? E ancora: ammesso e non concesso che ne esistano, se ci mettessimo a osservare con occhio analitico il comportamento degli utenti delle diverse piattaforme social, quanti e quali punti in comune riusciremmo a trovare?
Se ho deciso di dare inizio a questo articolo ponendovi queste due domande è perché, condividendo un sacco di roba sui social, mi capita sempre più spesso di riscontrare un significativo apprezzamento trasversale nei confronti di specifici contenuti, il quale si fa ancor più evidente quando, in fase di condivisione, vado a citare situazioni e figure legate all’immaginario collettivo.
Consapevole del fatto che quanto ho appena scritto può suonare a dir poco fumoso, permettetemi di spiegarvi cosa intendo attraverso un semplice esempio.
Pronto, ACI? Senta, una cortesia…
Tempo fa, spulciando le news del giorno sul mondo della comunicazione, ho intercettato un articolo nel quale si dava notizia di un’importante gara d’appalto indetta da ACI. Un lavoro grosso, di quelli da centinaia di migliaia di euro.
Considerata la portata e l’entità della questione, sono subito corso a condividere la lieta novella sui miei principali profili social, ovvero Facebook e LinkedIn.
E qui arriva il bello…
Il post su Facebook
Ora, non so voi, ma a me, quando sento nominare l’ACI, viene in mente Furio Zòccano, l’ansioso e (a dir poco) pignolo personaggio ideato da Carlo Verdone.
Premesso che l’ironia e lo scherzo hanno sempre fatto parte del mio stile comunicativo, nel momento in cui ho condiviso la notizia sul mio profilo Facebook, non ho potuto fare a meno di citare Furio e la sua mitica telefonata all’ACI.
Come potete vedere, il post ha suscitato un evidente coinvolgimento e, guardando i commenti qui riportati, emerge chiaramente che il riferimento al personaggio di Verdone sia stato non solo compreso, ma anche largamente apprezzato.
Potere della buon anima di Magda (alias Irina Sanpiter, scomparsa nel febbraio scorso)? Forse, ma il mio sospetto è che il merito sia da attribuire a ben altro…
Il post su LinkedIn
LinkedIn, come noto, è la piattaforma social dedicata ai professionisti, cosa che spinge gran parte degli utenti a condividere contenuti che, per forma e sostanza, sono spesso caratterizzati da una marcata sobrietà e compostezza.
Dato questo, nel momento in cui mi sono trovato a condividere la notizia di cui sopra su LinkedIn, ho adottato un tono decisamente più formale, certo del fatto che questo avrebbe trovato un ampio apprezzamento.
Pubblicato il post, la voglia di citare Furio ha comunque preso il sopravvento e così, senza pensarci due volte, ho copiato e postato come commento al post la stessa frase che avevo poco prima utilizzato su Facebook.
I risultati, come da screenshot, sono stati sorprendenti: gli utenti hanno mostrato maggior interesse per il mio commento, più che per la notizia in sé per sé. E, badate bene, non sono gli stessi contatti che ho su Facebook!
C’è, quindi, un insegnamento che possiamo trarre da questo esperimento?
Come l’abito non fa il monaco, la piattaforma social non fa l’utente
A Roma c’è un’espressione che recita “questi semo” e che sta a sottolineare il fatto che, indipendentemente dal luogo in cui ci troviamo e ciò che stiamo facendo, ciò che siamo e sappiamo ce lo portiamo e ce lo porteremo sempre appresso. Cosa che, oltre che da un punto di vista sociologico, può assumere grande rilevanza anche da quello social, se si sa come e quando sfruttarla.
Condividere una notizia che riguarda l’ACI citando Verdone, quindi, funziona bene perché si richiama un personaggio facente parte dell’immaginario collettivo.
Al contrario, è logico pensare che, se avessi avuto di fronte a me un pubblico formato prevalentemente da utenti stranieri o di giovanissima età, pochi avrebbero colto il riferimento, quindi il post non avrebbe funzionato.
Dato uno specifico pubblico, quindi, un post che fa riferimento a simboli (situazioni, figure, etc.) legati all’immaginario collettivo può avere il medesimo impatto anche su piattaforme social notoriamente diverse. Tutto sta nel conoscere in modo approfondito il proprio target, così da riuscire a identificare quegli elementi che, se sfruttati, possono evocare concetti, ricordi ed emozioni comuni ai più.
Alla prossima!
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