I fakebot di Twitter: come individuarli e farli fuori
Pulizie (digitali) di primavera
La scrematura di follower (utenti che ci seguono) e following (utenti che seguiamo) di Twitter è una di quelle attività che andrebbero svolte con cadenza regolare.
In particolare, la rimozione di contatti inutili e/o dannosi permette non solo di godere di una timeline più pulita, ma anche di poter contare su un seguito genuino e realmente attivo.
A tale proposito, sono certo che molti di voi hanno sentito parlare dei cosiddetti “fakebot”, ovvero account gestiti da software il cui scopo è quello di portare visibilità a specifici contenuti (pagine web, eventi, etc.) o profili Twitter appartenenti ad aziende o personaggi noti.
Ciò che non tutti sanno, invece, è che dietro al fenomeno dei fakebot si nasconde un vero e proprio mercato, il quale ogni anno porta nelle casse degli sviluppatori di questi “sistemi di visibilità a basso costo” diversi milioni di dollari.
In questo articolo voglio quindi spiegarvi come si identifica un fakebot di Twitter, in modo tale che le vostre interazioni non alimentino questo perverso meccanismo.
Twitter Fake Bot Finder: il metal detector dei fakebot
Tra i tool utili a “sgamare” i fakebot, il più efficace è Twitter Fake Bot Finder.
Aggiornamento del 25.03.2018: Twitter Fake Bot Finder, purtroppo, non è più online. Lo sviluppatore, una volta contattato, ha detto che tenerlo su costava troppo.
Una volta accordatogli l’accesso alla nostra lista di follower e/o following, sarà infatti lui ad analizzarla e ad indicarci quali sono i fakebot che seguiamo o da cui siamo seguiti.
Nella mia ultima analisi, ad esempio, ho scoperto di seguire più di 100 fakebot, i quali, oltre ad essere accomunati da numerose caratteristiche, nelle ultime ore si erano anche “premurati” di retwittare lo stesso tweet, ovvero questo:
E già non sai né pensi
quanta piaga m'apristi in mezzo al petto.
(La sera del dì di festa, G. Leopardi) #domenicalive pic.twitter.com/Q5Mptw2HiP— Dio (@Dio) October 19, 2014
Con 358 retweet e 168 cuori, il qui presente tweet di @lddio ha subito destato in me qualche sospetto, tanto da spingermi a verificare quanti dei retweet fossero originati da fakebot e quanti, invece, da account gestiti da utenti in carne ed ossa.
Un controllo, questo, che ho effettuato visitando ogni singolo profilo e che mi ha portato a scoprire una verità a dir poco agghiacciante: il 51% dei retwittatori erano fakebot.
In pratica, se non stessimo parlando di un tweet, ma di elezioni, i fakebot le avrebbero vinte.
Se non puoi sconfiggerli, quantomeno difenditi
Prima di salutarci, permettetevi di farvi un invito: scegliete bene chi seguire e, prima di retwittare qualcosa, andate a guardare il profilo che ha pubblicato il tweet. Così facendo eviterete di sostenere chi cerca di guadagnare visibilità e click sfruttando i fakebot.
Alla prossima!
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Ciao Simone,
che dire? Wau!!! Ci sei arrivato in fondo!! Fantastico!
Con più calma me lo voglio rileggere il tuo post perché ci sono vari passaggi che sottintendono interrogativi inquietanti e richiedono un’attenta riflessione, ma non sono riuscita a non commentare subito con un: 10 con lode!!
P.S.: grazie per avermi citato! :-*
Ciao @disqus_m09Z8mWJou:disqus,
come ha commentato un’altra utente direttamente su Twitter “Te sei impuntato!” 😀 Sì, me so impuntato, perché quando voglio capire una cosa, vado fino in fondo 🙂
Troppo buona, come al solito. Citarti era il minimo che potessi fare 😉
Un abbraccio!
Che poi, diciamo la verità: @disqus_m09Z8mWJou:disqus non solo è un’utente d’oro, ma ha anche la bio più bella del mondo! <3
Buonasera Sonia,
grazie per l’utente d’oro! Quanto alla bio, sono contenta ti piaccia,ha richiesto un grandissimo sforzo da parte mia! 😛
Ciao Simone,
la tua analisi mi ha sconcertato. Al tempo stesso, però, sono felice che tu ci abbia svelato una verità che ci permette di essere, in qualche modo, più consapevoli delle nostre scelte, e quindi più liberi.
Ognuno di noi dovrebbe però fare la sua parte, sgamando questo universo di fake prima che ci sommerga!
Un abbraccio!
Ciao @disqus_m09Z8mWJou:disqus,
sono contento di essere riuscito con la mia ricerca a mettere in luce un aspetto che, almeno personalmente, reputo così importante e a renderlo chiaro anche a chi mi legge.
Hai usato la parola giusta: consapevolezza. Se la natura dei bot fosse chiara, limpida, cristallina fin da subito, non avrei avuto nulla da scoprire e quindi nulla da dire, ma visto che questi software sono studiati appositamente per ingannare, viene meno quella che, appunto, è la consapevolezza dell’utente nell’avere a che fare con loro. E questo, non c’è bisogno di dirlo, non mi piace affatto.
L’inganno, su qualsiasi piano lo si analizzi, è qualcosa che non tollero.
Un abbraccio :*
Ciao Simone,
si è la presa per i fondelli che è intollerabile, per ragioni a noi sconosciute, tranne il fine ultimo che ben sappiamo essere di fare numeri e da qui soldi.
Ho scoperto che un’altra caratteristica comune che li contraddistingue: non hanno PREFERITI. zero!
Vabbé, ogni giorno aggiungiamo un tassello a questo puzzle…
Buona giornata!!
Ciao Simone !
Nel mio piccolo ne ho beccati una cinquantina tempo fa’ ormai …. pensavo fosse perché RT tanto .
Ma tornando al post i grandi numeri mi hanno sempre dato da pensare e favevo bene !!! Insomma i meccanismi di twitter sono più simili a quelli della vita reale di quanto pensassi … o meglio i meccanismi che sfruttano twitter !
La cosa triste é che non penso ci sia soluzione a tutto ciò … il che può andare ” anche bene ” se hai un profilo come il mio … ma le persone che come te verranno sempre fregate ?
La cosa é fastidiosa dato il tempo e l’impegno che tu e gli altri bloggers ci mettete 🙁
Ciao @disqus_Ij1eujLlKS:disqus,
hai centrato il punto: un utente “normale” potrebbe tranquillamente fregarsene della presenza o meno di questi fakebot all’interno della sua lista di following o di followers, ma se guardiamo la medesima questione con gli occhi dell’utente “avanzato”, tipo, appunto, un blogger o un professionista del web, eh beh… Forse qualche differenza nel sentimento provato verso lo sfruttamento di certe pratiche la troviamo.
Come ho specificato nella conclusione del post, il fenomeno dei fakebot mi preoccupa in relazione ad un possibile cambiamento delle politiche di Twitter in relazione alla modalità di visualizzazione dei post: se veramente verrà introdotto un algoritmo che deciderà cosa mostrare in TL basandosi su l’apprezzamento percepito, per quanto questa forma possa sembrare “umanistica”, saranno i numeri a fare la differenza tra chi vince e chi perde. E taroccare i numeri, come abbiamo visto, è piuttosto facile.
Spero che i capoccia di Twitter si rendano conto per tempo della situazione che potrebbe venire a crearsi e tornino sui loro passi.
Un abbraccio :*
Auguriamocelo davvero Simone !!!!
😉
Ciao Paola e innanzitutto grazie per aver letto e commentato <3
Venendo al nocciolo della questione, provo a risponderti per punti:
1 – Purtroppo non posso che darti ragione. La sempreverde gara a chi ce l'ha più lungo va avanti anche sulle piattaforme social. Abbiamo iniziato con i contatti di MySpace per passare poi agli amici/fan di Facebook e infine ritrovarci a lottare per guadagnare un numero sempre maggiore di follower su Twitter e Instagram. Come se il valore di una persona fosse determinato dal numero di persone che la seguono (che puoi "seguire" sui social network non significhi stare appresso H24 a quello che dice uno, è un altro paio di maniche). E questo è il motivo sulla base del quale non c'è comunque interesse nello stanare i fakebot e segnalarli. Mi segui? Fico! Poi se sei un robot o un cristiano poco mi cambia, intanto il tuo è un +1 e io me lo tengo stretto. Contento chi lo fa, contenti tutti.
2 – Qui invece mi trovi in disaccordo. Io, come quasi tutti i comuni mortali, del resto, sono entrato su Twitter come illustrissimo sig. Nessuno (caratteristica che, nonostante i 5 anni di gavetta, ancora mi contraddistingue). A colpi di tweet, battute, condivisioni, etc. etc. sono riuscito a però a costruirmi la mia piccola schiera di lettori, affezionati e, nei migliori casi, amici. Sempre a causa del discorso di prima (quello del chi ce l'ha più lungo), coloro che sfoggiano un seguito robusto esercitano indirettamente un fascino sui nuovi arrivati, ma ho riscontrato (per fortuna) una certa intelligenza di fondo nell'utente di Twitter e anche un certo senso critico. La combinazione di questi due elementi fa sì che l'utente stesso pensi "Ok, ti seguono in tanti e da oggi ti seguo anche io, però se dopo un po' non trovo nulla di interessante in te, me ne vado." Il popolo di Twitter (italiano, gli altri non so) mi dà la sensazione di maturare con il tempo e di diventare ogni giorno più esigente. Certo, i cazzoni che pubblicano il buongiorno mettendoci la foto di un cane che ride e 3273484 emoticons ancora esercitano un certo fascino, ma a chi frega essere seguiti da dei cerebrolesi che si basano sul numero di follower e retwittano ogni foto di ogni fottuto cane (salvando i cani, si intende) ? A me no. E non credo di essere il solo.
3 – Di economia, giochi di potere, "strategie di immagine" non c'ho mai capito un cazzo. Se Twitter sta tenendo ancora in vita i fakebot evidentemente un motivo c'è, ma sono troppo distante da queste cose per poter anche solo ipotizzare quale sia. Mi sono accomodato sull'idea (sicuramente banale ed errata) che siano semplicemente troppo pigri per mettere mano ad un problema che richiederebbe (ipotizzo) un'azione impegnativa perché capillare. Se poi così non è, mi piacerebbe allora che mi spiegassero quale sia il vero motivo alla base. Ma così… "tanto per parlare tra amici", ecco.
Perdona il papiro, ma quello dei fakebot è un tema a me molto caro 🙂