Roba da Twitter: Niente tweet di risposta? Niente followback!
Non solo le nonne parlano da sole
Non so voi, ma ogni volta che mi viene notificato da Twitter l’arrivo di un nuovo follower, la prima cosa che faccio è andare a vedere il suo profilo. Se lo faccio è perché non disdegno la pratica del followback, a patto che siano presenti le condizioni necessarie per attuarlo.
Che si tratti di un singolo individuo, di un gruppo di persone o di un’azienza, i parametri in base ai quali decido se ricambiare o meno il follow sono essenzialmente due:
- Il contenuto dei tweet pubblicati
- La presenza o meno di tweet di risposta
Questo secondo aspetto, per quanto strano possa sembrare, è in realtà quello che mi interessa di più: un utente che non presenta tweet di risposta, infatti, è un utente che a mio parere non vive a pieno quello che è lo spirito di Twitter e degli altri social network, in quanto utilizza la piattaforma unicamente come vetrina promozionale.
Formalmente non esiste alcuna regola che imponga agli utenti di Twitter di interagire tra loro, ma il fatto che, ad esempio, un profilo aperto da un paio di anni e con un seguito di diverse migliaia di persone non abbia mai pubblicato un tweet di risposta, risulta quantomeno bizzarro.
“Possibile” – mi domando – “che questo utente non abbia mai avuto bisogno di contattarne un altro o di rispondere ad un tweet in cui è stato citato? Quante sono le probabilità che in TOT anni di attività su Twitter questa necessità non si sia mai presentata?”
Ovviamente entrambe le domande sono retoriche.
Sei sui social ma non sei social. Che senso ha?
La mia impressione è che, in relazione ai social network, le piccole e medie aziende, così come i piccoli produttori/distributori di contenuti (blogger, webzine etc.) e i piccoli professionisti, facciano molta fatica a sganciarsi da una filosofia ormai vecchia, ovvero quella del“l’importante è esserci”.
Questo poteva essere vero fino a qualche anno fa, ma oggi non ha più alcun senso.
Quella che si può definire “una solida presenza sui social network”, infatti, è data non solo da ciò che il soggetto protagonista (individuo, gruppo, azienda, etc.) condivide con la comunità, ma anche da come gestisce la comunicazione con la comunità stessa.
Faccio un esempio:
Mettiamo che io abbia un’azienda, la Bennaker S.r.l., e che utilizzi il suo profilo Twitter per promuovere i miei prodotti. Ogni giorno pubblico tra i 5 e i 10 tweet, inserendo in ognuno di essi gli hashtag necessari, la foto del prodotto ed il collegamento alla scheda tecnica.
Faccio il mio lavoro di condivisione con cura e costanza, ma ogni volta che un utente mi scrive chiedendomi maggiori informazioni, io lo ignoro deliberatamente, perché è così che ho deciso.
Secondo voi, cosa è portato a pensare della Bennaker S.r.l. l’utente che non riceve risposta?
Ve lo dico io: l’utente è portato a pensare che la Bennaker S.r.l. se ne frega dei suoi clienti e che è presente su Twitter al solo scopo di pubblicizzare i propri prodotti, il che è esattamente ciò che penso io ogni volta che mi imbatto in un profilo in cui non figurano tweet di risposta.
Vivere è diverso da esistere, anche sui social network
La differenza tra l’esistere e il vivere nei social network la fa l’interazione.
Pubblicare tutto il giorno tonnellate di roba, senza però mai intavolare discussioni o addirittura senza neanche rispondere quando si viene interpellati, ci rende entità virtuali che si limitano ad esistere, senza però mai arrivare a vivere la piattaforma.
Twitter non è un centro commerciale in cui l’utente passeggia e ammira le vetrine.
Twitter è fondamentalmente un luogo di scambio ed è principalmente lo scambio stesso a generare follow, sia esso spontaneo o classificabile come followback.
Quindi vivete la piattaforma e apritevi al dialogo: solo così vedrete aumentare i vostri follower.
Immagine di copertina tratta da theconversation.com
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tempo fa ho utilizzato Twitter per cercare di mettermi in contatto con un’azienda visto che non rispondeva alle mail… Chiaramente anche su Twitter nessuna risposta. Alla fine riesco a parlare con la presunta responsabile marketing che gestiva anche la pagina FB. Risposta: Ah no! Twitter non lo monitora nessuno, posta in automatico quello che mettiamo su FB!
Poveri noi
@fabriziopezzano:disqus, me viè da piagne… -.-
Bisogna essere interessati e non interessanti. All’inizio, il motto di Twitter era: seguire le persone e le organizzazioni che ti interessano.
Ciao @antoniopicco:disqus,
dal mio punto di vista un buon equilibrio tra le due cose non può che essere la soluzione migliore, posto che si abbia qualcosa da dire, ovviamente.
Vivere a pieno il social network non è soltanto “interessarsi a…”, ma anche portare la propria esperienza all’interno di esso, risultando dunque “interessanti per…” 🙂
Grazie per aver letto e commentato 😉