Come campare di visibilità riflessa sui Social Network

La visibilità sui social: questione di osservazione e attesa

Contenuti caldi e contenuti freddi

Gli articoli per il Web si dividono in due categorie: articoli “caldi” e articoli “freddi”.

Se volessimo definire ciò che distingue gli uni e gli altri, potremmo dire che:

  • Si definiscono articoli “caldi” tutti quegli scritti legati ai temi del momento, come l’annuncio di un nuovo prodotto o i dettagli di un evento in arrivo.
  • Al contrario, gli articoli “freddi” affrontano argomenti slegati dall’attualità, come il racconto di un aneddoto o una raccolta di riflessioni.

Appurato ciò, prima di procedere con la lettura, vi invito a tenere a mente il fatto che il metodo di condivisione che stiamo per vedere funziona molto bene con gli articoli “freddi”, ma decisamente male con quelli “caldi”.

Vediamo di cosa si tratta…

I surfisti dei Social

Se vi occupate di Digital Marketing e passate molto tempo sui Social Network, avrete sicuramente notato come, ogni volta che un autore di un certo prestigio pubblica un nuovo articolo, tra i suoi lettori parta la gara a chi lo ricondivide per primo.

Se questo accade è principalmente perché, quando un pezzo è fresco di pubblicazione, essere tra i primi a riproporlo assicura una certa visibilità.

Questo spinge una grande quantità di lettori a comportarsi come dei surfisti, ovvero vivendo in costante attesa dell’onda giusta da cavalcare.

Il problema è che gli utenti che agiscono in questo modo non si rendono conto del fatto che, condividendo tutti insieme lo stesso articolo nello stesso momento, ad essere colpita dall’onda d’informazione è un’unica fetta di pubblico, ovvero quella formata da coloro che sono online in quel momento.

Questo fa sì che solo pochi, pochissimi surfisti dei Social traggano reale vantaggio dall’essere stati tra i primi ad aver ricondiviso un nuovo contenuto.

Fate voi, io me la prendo comoda

Alla luce di quanto detto, risulta evidente che aggiungersi come ennesimo “surfista” serva a poco e niente e che, se si vuole veramente emergere, sia invece necessario elaborare una diversa strategia, magari che permetta di arrivare dove tutti gli altri non arrivano.

Nel mio caso, ad esempio, quando un Riccardo Scandellari o un Rudy Bandiera, entrambi caratterizzati da un seguito social non indifferente, pubblicano un nuovo articolo, non lo condivido subito, ma attendo che passino almeno 2 o 3 giorni.

Se agisco in questo modo è perché, se condividessi un loro articolo un attimo dopo che questo è stato pubblicato, mi ritroverei ad essere l’ennesimo surfista tra i surfisti e, vista la fragilità della mia tavola, ovvero il mio esiguo seguito, finirei con l’essere sopraffatto dagli altri.

Col mio attendere che le acque si calmino, invece, non solo gareggio da solo, ma mi assicuro anche l’attenzione di tutti quelli che durante la prima ondata di condivisioni non erano online.

Dimostrazioni pratiche ne abbiamo?

Al fine di dimostrarvi che ciò che dico è vero, vi invito a guardare i risultati che ho ottenuto condividendo su Twitter un articolo di Rudy Bandiera 48 ore dopo che questo era stato pubblicato:

Rudy Bandiera - TwitterCome potete vedere, ho condiviso il post sabato 11 aprile alle 10 di mattina, ovvero quando “non si manifestano neppure gli spacciatori di popper” [cit.].

Nonostante questo, però, ho comunque raccolto 10 click sul link, 7 preferiti, 2 retweet e 4 risposte. Un bottino niente male!

Guardate, ora, cos’è invece successo lunedì 13 aprile alle 9:30, ovvero quando ho condiviso questo articolo di Riccardo Scandellari, da lui appena pubblicato:

Riccardo Scandellari - Twitter

 

Niente. Non è successo niente. Né un click, una stellina, un retweet o un nuovo follower.

E questo perché? Perché a condividere l’articolo di Riccardo eravamo in moltissimi e io non ero certo quello dotato della migliore potenza di fuoco.

Comportarmi come un “surfista del social”, quindi, non mi è affatto convenuto!

“Visibilità” significa strategia, non foga

In conclusione: l’evitare di comportarsi come un surfista dei Social non solo fa guadagnare visibilità, ma porta a vestire i panni del portatore di informazione per tutta quella parte di pubblico che, altrimenti, rimarrebbe tagliata fuori.

Che ne dite, quindi, di accantonare la foga e cominciare a osservare e attendere?

Alla prossima!


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Simone Bennati

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4 risposte

  1. Enigmamma ha detto:

    Ormai se non ti leggo tutti i giorni non sto tranquilla. Bello il post, sono una surfatrice solitaria per distrazione, non per strategia. Mi piacciono queste analisi così attente. D ora in poi farò tesoro. Ma i surfisti di gruppo, sono disattenti o avranno anche loro una strategia? O sono amanti del tutto e subito?

    • Simone Bennati ha detto:

      Ciao @enigmamma:disqus,
      intanto grazie per l’apprezzamento <3

      Venendo alla tua domanda, invece, ho la sensazione che i "surfisti di gruppo" puntino sul tutto e subito, senza rendersi conto di quando questo in realtà li danneggi. O meglio, porti loro un guadagno minimo (se non nullo). Guadagno che sicuramente crescerebbe se applicassero un minimo di strategia.

  2. Giovanni Bertagna ha detto:

    Utilizzo questo metodo ma fino ad ora in modo inconsapevole, grazie per questa tua esperienza.
    Un altro fattore importante è capire gli orari in cui i nostri followers sono in online per avere maggiori reazioni.

    • Simone Bennati ha detto:

      Ciao @GiovanniBertagna:disqus,
      devo ammettere che anche io, dopo un po’ che lo portavo avanti, mi sono reso conto che stavo seguendo uno schema, ovvero applicando un vero e proprio metodo. Mi capita spesso di fare le cose e accorgermi soltanto in un secondo momento che a quelle “cose”, per quanto semplici fossero, in realtà applicavo delle regole ben precise 🙂

      Sì, un alto fattore importante è quello degli orari, ma meno di quanto si creda. Un sacco di gente, ad esempio, ho scoperto che mi legge di notte. Eppure, se ci pensi, tipicamente la gente “normale” di notte dorme… E invece 😀

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