Il web del futuro è un Risiko. Allearsi o rimanere indipendenti?
Di territori digitali, utenti-carroarmato e altre storie
Chi segue le evoluzioni del settore della comunicazione online se ne sarà sicuramente accorto:
La partita tra i grandi nomi del web, da Google a Facebook, si sta gradualmente spostando su un nuovo piano, quello dell’offerta di strumenti utili a creare contenuti.
Se fino a qualche tempo fa, infatti, l’invito lanciato da Facebook e compagnia bella poteva suonare come uno: “Scegli me per comunicare!”, oggi l’obiettivo è quello di portare sulla propria piattaforma tutte quelle realtà che, oltre ad avere la necessità di essere costantemente interconnesse con il mondo, desiderano abbandonare il vecchio modello di creazione e raccolta dei contenuti, snellendo, così, la fase di produzione e quella di distribuzione.
L’invito è dunque passato da essere: “Scegli me per comunicare!” a: “Scegli me per creare!”.
E’ per questo che ho voluto come copertina di questo post un’immagine raffigurante il tabellone del Risiko: perché questa è, a parer mio, la morfologia del web alla quale ci stiamo avvicinando.
Un web frammentato, ovvero suddiviso in territori dai confini ben delineati, gestiti ognuno da una diversa fazione. Uno schema, questo, all’interno del quale gli utenti, ovvero i carrarmati, si muovono portando avanti la propria bandiera e difendendo i confini a colpi di engagement.
La domanda è: ai fini della sopravvivenza sul web, sarà veramente così necessario scegliere la propria fazione? O forse è solo l’ennesima inesistente esigenza della quale vogliono convincerci?
Donne, sono arrivati gli Instant Articles!
Tutto nasce da un articolo che ho intercettato, letto e successivamente condiviso (questo perché sono un Social Supereroe) non più tardi di ieri pomeriggio e nel quale viene riportata la notizia secondo la quale LinkedIn ha in mente di realizzare una propria versione degli Instant Articles.
Per chi ancora non lo sapesse, gli Instant Articles sono lo strumento di Facebook attraverso il quale è possibile realizzare articoli interattivi che, data la leggerezza della loro struttura, hanno il vantaggio di aprirsi rapidissimamente da dispositivo mobile.
Una funzione estremamente interessante, la quale, dopo un primo periodo di test riservato ai grandi nomi dell’editoria, è stata resa disponibile a tutti gli utenti della piattaforma.
Instant Articles, AMP, Google Post… Qualcun altro?
Quello degli Instant Articles di Facebook non è comunque l’unico progetto che viaggia in questa direzione. Coloro che desiderano creare contenuti editoriali ottimizzati per il mobile, infatti, possono attualmente puntare su Google AMP (Accellerated Mobile Pages) e, in un futuro forse non troppo lontano, potranno magari scegliere di sfruttare i Google Post.
Quella degli Instant Articles di LinkedIn, dunque, è solo l’ultima voce di corridoio riguardante una tipologia di servizi che, a conti fatti, puntano a trasformare le piattaforme sopracitate in delle vere e proprie officine editoriali, ultra-tecnologiche ed iper-accessoriate.
Una vera e propria pacchia per gli editori bramosi di visibilità ed i produttori di contenuti (blogger compresi) con poca voglia di industriarsi. Ma decidere di legarsi così intimamente ad una specifica piattaforma, non è un po’ come vendere l’anima al diavolo?
Il domandone. Anzi, “le” domandone
Prima di fare scelte avventate, fermiamoci un attimo e poniamoci alcune domande:
- Quanta della nostra indipendenza – perché è di indipendenza che si parla – siamo disposti a sacrificare pur di non dover sudare per produrre un articolo e vederlo volare in rete?
- Siamo veramente sicuri che affidarsi a Facebook, Google o LinkedIn sia assolutamente necessario ai fini della sopravvivenza del proprio prodotto editoriale?
- E se poi, una volta consolidato il legame con l’azienda scelta, la concorrenza escogitasse un modo per penalizzare i contenuti di tutti gli altri? Pensiamo a Facebook con Youtube…
Sì, la vita dell’editore online, oggi come oggi, non è affatto facile ed il ventaglio di possibilità, oltre a mettere in imbarazzo, espone a dei rischi che non possono essere presi alla leggera.
Il web non va per forza rincorso, a volte va aspettato
Dal canto mio, anche se editore non sono, visto il subbuglio appena descritto, non posso far altro che mettermi in posizione d’ascolto ed attendere che le acque si calmino.
Per quanto questo sia soltanto un blog, infatti, il lavoro che c’è dietro rappresenta un investimento di non poco conto e vederlo svampare a causa di una scelta fatta sull’onda della curiosità o della paura, dipende da come la si guarda, non credo sia il caso.
Inoltre, la mia naturale insofferenza nei confronti dei sodalizi, delle cricche e degli schemi, mi ha portato e mi porta tutt’ora a comportarmi spesso e volentieri come un cane sciolto. Il che, se da un lato può essere visto come un autogol (se fai sempre e solo come ti pare, la gente non si avvicina), dall’altro mi ha permesso di non rimanere vittima di situazioni piuttosto spiacevoli.
Indi per cui, valutate la vostra situazione ricordando che nessuno, oggi, vi obbliga a schierarvi.
Perché il web non va per forza rincorso, a volte va aspettato.
Alla prossima!
Immagine di copertina tratta da prossimamentearpino.it
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