Il ritorno di Anti Digital Divide: 5 domande per Mauro Guerrieri

Il ritorno di Anti Digital Divide 5 domande per Mauro Guerrieri

Ma ‘ndo vai se la banda larga non ce l’hai?

Pasqua è ormai alle porte e visto che molti di noi non troveranno nulla di veramente sorprendente nel tradizionale uovo, ci penso io a farvi una vera sorpresa…

Ho infatti il piacere di avere come ospite di questa intervista Mauro Guerrieri, Presidente della neo(ri)nata associazione Anti Digital Divide.

Sono certo che alcuni di voi avranno già sentito parlare dell’associazione e chi seguiva da vicino la loro attività si ricorderà anche che, un paio di anni fa, ne venne annunciato lo scioglimento.

Ebbene, Mauro e alcuni degli altri associati sono tornati alla carica!

Il loro obiettivo non è cambiato: arginare il fenomeno del digital divide in Italia, ma, come solito, preferisco che siano i diretti interessati a parlare e lascio dunque la parola al Presidente.

Il digital divide: questo sconosciuto

Ciao, mi chiamo Mauro, ho 33 anni e…

… 10 anni fa ho fondato, assieme a quelli che poi sono diventati dei cari amici, Anti Digital Divide.

Alessio Susi, Mauro Guerrieri e Piero Mamberti @ Open Camp

Alessio Susi, Mauro Guerrieri e Piero Mamberti @ Open Camp

Oggi, dopo due anni di pausa, abbiamo deciso di dare vita ad un nuovo corso, una nuova versione della nostra associazione.

E’ un momento storico delicato per internet e le telecomunicazioni in generale ed abbiamo quindi pensato che fosse giusto rimetterci in gioco e cercare di dare il nostro contributo.

Il nome Anti Digital Divide fa capire chiaramente che esiste un qualcosa chiamato digital divide e che l’associazione si muove in direzione opposta ad esso. Ti va di spiegare ai lettori in cosa consiste questo fenomeno e e perché tu e gli altri associati vi siete dichiarati anti?

Sarò scontato ma credo che la definizione migliore che si possa trovare di digital divide sia quella data da Wikipedia (che per altro ci cita).  Il divario digitale è sostanzialmente la differenza nella possibilità di accedere all’informazione, anche se il concetto in realtà è molto ampio.

Esistono infatti differenti tipi di digital divide:

  • Quello tecnologico, legato agli strumenti che si usano per accedere, quindi la tipologia di connessione (ADSL, fibra, satellite, etc.) e il device (PC, tablet, smartphone, etc.);
  • Quello geografico, legato al fatto che alcune zone, per morfologia e posizione, sono difficili da raggiungere e quindi non possono essere adeguatamente supportate.
  • Quello economico, perché la fornitura di servizi è soggetta alle leggi di mercato e non tutte le aree sono egualmente appetibili.
  • Quello culturale, ossia l’impossibilità di accedere all’informazione perché fuori dalla nostra capacità di comprendere le tecnologie. Questo tipo di divario è ancora più eclatante oggi, che sempre più frequentemente parliamo dei nativi digitali, ossia coloro che invece sono nati “nel mondo dell’informazione” e che, per certi versi, a mio avviso, sono loro stessi dei digital divisi, in quanto non conoscono la non tecnologia. Ma questo aspetto richiederebbe ore di trattazione e non voglio annoiare i lettori.

Ecco, credo che, date queste definizioni, sia facile capire perché ci piace considerarci Anti.

Quali sono gli obiettivi dell’associazione e che tipo di impegni intende prendersi al fine di raggiungerli? Nel senso: materialmente parlando, oltre a sensibilizzare sul tema del digital divide tramite la rete e gli altri canali, cosa intende fare?

Anti Digital Divide cerca di ridurre questo divario. Il nostro obiettivo è quello di tenere viva l’attenzione su tutte le sfumature del digital divide percorrendo due strade parallele:

La prima è quella che hai citato, ovvero fare informazione e formazione, poiché è fondamentale aumentare la sensibilità delle persone rispetto a queste problematiche. Non si può pensare di risolvere la questione del digital divide senza prima aver fatto capire alle persone che esso è realmente un problema.

Quando abbiamo iniziato la nostra battaglia, 10 anni fa, parlavamo di Internet come strumento fondamentale di crescita economica per il Paese, in quanto unico mezzo veramente equo per accedere alla conoscenza, superando le barriere e i limiti della comunicazione. Quindi, per certi versi, parlavamo di netneutrality ancor prima che ne fosse data la definizione.

Quello che ci veniva risposto era che internet era un gioco per ragazzini sfigati e pornomani.

Poi sono esplosi i social network, l’Italia ha scoperto il web marketing e la comunicazione digitale e molti si sono resi conto di quante opportunità ci stavamo perdendo.

Il mercato e la tecnologia, come sempre, hanno corso più della capacità delle persone di vedere il futuro, specialmente nel nostro Paese, e il risultato è che, anno dopo anno, l’Italia perde gradini in questa classifica, rinunciando a possibilità, ricchezza e conoscenza.

Broad Band Forum

Broad Band Forum

La seconda strada è più strategicooperativa e consiste nell’interfacciarsi con istituzioni e altri enti del settore al fine di promuovere quelle attività che, a nostro avviso, possono portare a un oggettivo miglioramento per tutti.

Questo significa fare accurate analisi sulle proposte fatte dal governo, piuttosto che verificare situazioni esistenti e concretizzare idee che portino ad un effettiva riduzione del divario.

Il nostro background è prettamente tecnico, nel senso che siamo professionisti del web: chi lato marketing, chi lato tecnologico, chi lato software. Conosciamo le tecnologie e le opportunità economiche e vogliamo mettere le nostre conoscenze al servizio della causa.

Quali sono le cause del digital divide in Italia? E’ un fenomeno fisiologico e oggettivamente complesso da arginare o ci sono dietro dei precisi interessi nel mantenerlo vivo?

Direi una combinazione delle due cose.

L’Italia è sicuramente un paese geomorfologicamente scomodo ed è quindi costoso fornire tecnologia in alcune zone. Il gap in cui si trova il nostro Paese sicuramente deriva da un passato troppo legato all’operatore monopolista, ossia Telecom Italia, che ha sfruttato a fondo la sua posizione per limitare l’accesso ad altri, impedendo una effettiva concorrenza.

Dall’altra parte, le istituzioni hanno limitato la possibilità ad alternative, a volte per incapacità, altre per ignoranza o per indiretto interesse.

A livello educativo non siamo stati più fortunati: oggi si inizia a considerare Internet un argomento di interesse anche a livello scolastico, ma non certo grazie ad una sorta di illuminazione avuta dai nostri governanti… E’ che certe tecnologie sono entrate nelle loro vite come un ariete. Gentiloni ed il suo blog, ad esempio, sono lontani mille anni.

Direi che, molto semplicemente, la tecnologia è avanzata talmente in fretta che ce ne siamo ritrovati avvolti e ora cerchiamo di rincorrerla.

Massimo Zoppello e Stefano Stegani @ Broad Band Forum

Massimo Zoppello e Stefano Stegani @ Broad Band Forum

Per spezzare una lancia a favore, il piano per la banda larga del governo prospetta un percorso molto interessante, anche se ci sono delle parti oscure che, a nostro avviso, andrebbero chiarite.

C’è ancora tanta arretratezza mentale per determinati argomenti: basti pensare alle recenti uscite riguardo alla Web Tax, piuttosto che ai poteri di arbitraria censura che l’Autorità Garante si è auto assegnata o alla mancanza di una posizione chiara rispetto alla neutralità della rete.

Attraverso quali canali è possibile seguire il lavoro dell’associazione e, nel caso in cui uno volesse entrarne a far parte, cosa deve fare?

E’ possibile seguirci e comunicare con noi attraverso il nostro blog, Twitter e Facebook.

Siamo sempre alla ricerca di persone volenterose e appassionate che hanno voglia di mettersi in gioco entrando a far parte del nostro gruppo e partecipando alle nostre attività.

Per associarsi è sufficiente accedere al blog e pagare una simbolica quota di iscrizione. Una volta iscritto, chi lo desidera, può proporsi e partecipare.

La speranza è l’ultima a disconnettersi

Mi auguro che questa chiacchierata con Mauro vi abbia chiarito le idee su ciò che Anti Digital Divide rappresenta ed è pronta a fare.

L’invito a partecipare alla loro (e nostra) battaglia è aperto a tutti. Il digital divide può e deve essere ridotto al minimo, se non addirittura azzerato, ma per raggiungere un obiettivo così alto è necessario che si prenda innanzitutto coscienza del problema.

Questa intervista, dunque, non vuole essere esclusivamente celebrativa, ma rappresenta il mio piccolo contributo a favore dell’associazione, nonché a favore di quella che, non mi stancherò mai di ripeterlo, è l’arma di difesa più efficace che ci sia: il sapere.

Le cose possono essere cambiate, ma affinché questo accada è necessario conoscerle.

Alla prossima intervista!


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Simone Bennati

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