Da panchinaro a bomber: come fare la differenza sui social
Cazzeggiatore è chi il cazzeggiatore fa
“I social servono per cazzeggiare”, sento dire sempre più spesso. E non è del tutto sbagliato.
Quanti di noi, infatti, utilizzano Facebook o Twitter solo ed esclusivamente per “staccare il cervello” e prendersi una pausa dai problemi e gli impegni di tutti i giorni?
Il fatto è che sì, i social sono ottimi per cazzeggare, ma non è il fine per il quale sono stati concepiti. Sta, infatti, al singolo individuo decidere come sfruttarli. Accesso dopo accesso.
Ecco, quindi, che l’espressione “I social servono per cazzeggiare” diventa il simbolo di una visione estremamente limitata, tpica di chi non ha saputo cogliere l’essenza di quello che, ad oggi, è forse il mezzo di comunicazione più versatile a nostra disposizione.
Eppure sono molte le persone che utilizzano i social per attività diverse dal semplice cazzeggio.
Pensiamo, ad esempio, a come sfruttano le varie piattaforme coloro che si sono dati al Personal Branding, ovvero hanno fatto della promozione di se stessi una vera e propria attività.
A questi potremmo senz’altro aggiungere quelli che, forti di un’idea o di un progetto nel quale credono, hanno visto nei social uno strumento utile a massimizzarne la diffusione.
Sono o non sono tutti esempi che dimostrano come il social ben si adatti ad essere sfruttato anche per finalità diverse dal mero – e sempre santo, intendiamoci – cazzeggio?
Se c’è un Calimero, quello non sei tu
Tolte la pigrizia e la mancanza di fantasia, il problema di molti di quelli che stanno su Facebook o su Twitter solo per cazzeggiare è che non sentono di possedere le capacità necessarie ad utilizzare i social media in maniera diversa, quando invece hanno già tutto quel che serve.
Mi rivolgo a te, dunque, utente “piccolo e nero” che “piccolo e nero” non sei: hai un cervello, due braccia e un dispositivo connesso ad Internet. Indi per cui, se vuoi sfruttare il tuo account Facebook in modo proficuo per te per gli altri, sei già in grado di farlo. Devi solo volerlo.
In questo articolo voglio raccontarti, ad esempio, come sono riuscito a far incontrare due giovani realtà imprenditoriali, le quali, una volta “fatta amicizia” si sono messe sedute attorno ad un tavolo per dare vita ad un progetto comune, ovvero allo scopo di creare lavoro.
Di birra, business e Social Media
In un freddo pomeriggio del febbraio scorso, mentre ero a caccia di articoli, ho appreso dell’esistenza di due giovani ed interessanti aziende italiane: WeBeers e Bottle-Up.
Entrambe basano il loro business sulla vendita di alcolici online, ma mentre WeBeers si concentra sul filone delle birre artigianali, Bottle-Up contempla anche il vino, offrendo, inoltre, la possibilità di personalizzare la bottiglia ordinata: dal contenuto fino all’etichetta.
Spinto dai numerosi punti in comune tra le due realtà, ho pensato di “lanciare il sasso”, ovvero di escogitare un modo per farle incontrare. “Chissà…” – pensavo – “Magari, una volta messe in contatto, potrebbero piacersi e decidere di combinare qualcosa insieme…”.
Tempo zero, dunque, sono andato su Twitter e ho pubblicato il seguente tweet:
La butto lì: secondo me, se gli amici di @WeBeersItalia e quelli di @BottleUpWine si parlassero, potrebbero tirare fuori cose notevoli 🙂
— Bennaker (@bennaker) February 19, 2016
Un gesto tanto semplice quanto immediato, il quale mi ha portato via non più di un paio di minuti e che, nella migliore delle ipotesi, avrebbe potuto portare all’innesco di un meccanismo virtuoso.
Qundi perché non provare?
Yes, we drink!
Passano i mesi, ed arriviamo, così, alla metà di aprile.
Una mattina, sempre mentre sono intento a scartabellare la rassegna stampa quotidiana, Twitter mi avvisa di essere stato citato all’interno di un tweet. Incuriosito, vado a vedere di cosa si tratta e, una volta aperta la notifica, mi trovo davanti a questa inaspettata e lieta notizia:
Le belle idee nascono per caso 🙂 Thanks to @bennaker ? https://t.co/Zyr2fc1K74
— WeBeers (@WeBeersItalia) April 14, 2016
Credetemi se vi dico che, in 7 anni di Twitter, questo è il tweet di ringraziamento che mi ha reso più orgoglioso in assoluto. E se ne parlo in questi termini è soprattutto perché, andando ad analizzarne l’origine, non avevo fatto altro che mettere a disposizione una piccola parte del mio tempo, unita ad una ancora più piccola parte del mio “spazio social”.
La mia modesta iniziativa aveva quindi raggiunto il suo massimo obiettivo: far conoscere due realtà nella speranza che si piacessero, magari tanto da decidere di cominciare a collaborare.
In questa occasione, nel mio piccolo, credo di aver fatto veramente la differenza.
Come andare oltre il cazzeggio? Basta volerlo
Io non sono un grande amante delle citazioni, ma ce n’è una, attribuita da numerose fonti al Dalai Lama, che credo ben sintetizzi il messaggio che intendo lanciare con questo post, ovvero:
“Se pensi di essere troppo piccolo per fare la differenza, prova a dormire con una zanzara”
Non importa quanti amici si hanno su Facebook o su Twitter. Non importa neanche quanto approfonditamente la si conosce, una piattaforma. Ad ogni accesso, ognuno di noi ha la possibilità di fare la differenza. E spesso basta un gesto semplice, proprio come un tweet.
Alla prossima!
Immagine di copertina tratta da wallpaperpixel.com
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