Street Art italiana e web: 5 domande per Ivana di Urban Lives
Altra intervista, altra corsa
Come ho scritto in un post di qualche tempo fa, se ho scelto di intraprendere su questo blog la strada delle interviste è perché non sono in grado di trattare specifici argomenti con il livello di approfondimento necessario. Dare voce terzi, dunque, mi sembra il modo migliore per affrontare specifici temi, certo del fatto che i lettori potranno così godere di un’informazione adeguata.
Il tema della street art sul web è tra quelli che da solo non avrei saputo affrontare e ho quindi chiesto aiuto a colei che, all’interno delle mie conoscenze, più di tutti vive questa realtà e possiede quindi l’esperienza necessaria per parlarne.
Il personaggio in questione è Ivana De Innocentis, ideatrice del progetto Urban Lives, il quale ha come obiettivo quello di raccontare l’arte urbana italiana attraverso le storie degli artisti.
Sono certo che alcuni di voi ricorderanno di aver già incrociato il nome di Ivana su queste pagine: fu lei, infatti, la prima persona che intervistai e quella volta ricordo che la scelsi per parlare di social media marketing, in quanto founder della social media agency Brands Invasion.
Quello di oggi, dunque, è a tutti gli effetti “un grande ritorno”, il quale punta a dimostrare che ognuno di noi non è soltanto il lavoro che fa, ma anche, se non soprattutto, le passioni che vive.
Parliamo dunque di Ivana, di Urban Lives e di come la street art italiana viene affrontata sul web.
Ciao, mi chiamo Ivana, ho 35 anni e…
Ciao, mi chiamo Ivana, ho 35 anni e ho una agenzia di social media marketing, Brands Invasion.
Da novembre 2014 mi sono lanciata in un progetto editoriale parallelo, Urban Lives: un blog in cui documento e racconto l’arte urbana in Italia, con il supporto di uno staff di creativi e professionisti della comunicazione.
L’obiettivo principale di Urban Lives è quello di raccontare la street art attraverso una narrazione multicanale, il più possibile in prima persona o attraverso testimonianze dirette, ma anche quello di offrire servizi di promozione e comunicazione.
Ho la sensazione che, un po’ come quando decido di trattare un argomento del quale sul web si trova poco o nulla, anche tu abbia avvertito la mancanza di una realtà come Urban Lives e quindi abbia deciso di provvedere personalmente a realizzarla. E’ andata così?
Esatto! Quando la mia idea editoriale ha iniziato a prendere forma seguivo già blog e siti incentrati sulla street art, ma nessuno riusciva a soddisfarmi pienamente.
Da appassionata di storytelling ho trovato incredibile che, salvo rari casi, un argomento così di tendenza e così alla portata di tutti fosse spesso affrontato attraverso un linguaggio didascalico, poco emozionale e ancor meno chiaro, e che gli articoli contenessero informazioni frammentarie, incomplete, impersonali o addirittura inesatte.
Sono ormai diversi mesi che con Urban Lives segui il lavoro di numerosi street artist italiani, focalizzandoti sì sulle opere, ma anche realizzando interviste e mettendo quindi in risalto la persona. Come reagiscono gli artisti a questo tipo di approccio? Gradiscono l’interesse che dimostri verso l’aspetto umano o preferiscono che siano le loro creazioni a parlare?
Come scrissi una volta sul sito di Urban Lives, la mia intenzione è proprio quella di “andare oltre l’opera”, evidenziando tecniche e caratteristiche che il fruitore, se lasciato solo, potrebbe non conoscere, riconoscere o comprendere.
La quasi totalità degli artisti con cui ho parlato, di persona o a distanza, si sono mostrati entusiasti nel raccontare la loro vita e la storia della loro produzione artistica.
Alcuni mi hanno rivelato segreti, altri mi hanno raccontato aneddoti incredibili, altri ancora mi hanno addirittura fatto notare omaggi o dettagli nascosti all’interno delle proprie opere.
Non sono mancati, ovviamente, anche artisti più taciturni, meno disposti al racconto, o semplicemente più confusi sulla loro arte. Qualcuno mi ha addirittura ringraziato per avergli fatto notare degli aspetti o delle influenze di cui non era consapevole, confermando le mie intuizioni.
In generale, gli artisti si dividono tra coloro che chiacchierano e si raccontano anche durante la realizzazione di un’opera e quelli che vivono il momento esecutivo con le cuffie o in religioso silenzio, parlandone poi in un secondo momento.
Quando mi trovo agli eventi di street art tento sempre un approccio iniziale, ma ho comunque il massimo rispetto per quelle che sono le singole abitudini ed esigenze.
Cosa significa seguire la vita di uno street artist? Cosa ti porta a vedere e a fare il voler vivere a stretto contatto con loro? Si sono mai presentate situazioni estreme o di pericolo in cui hai pensato: “Ma chi me l’ha fatto fare?!?!” ?
Ti ringrazio per questa domanda! Dopo mesi di interviste, confronti con la community ed eventi, sono queste le domande che apprezzo di più, ma arrivano davvero di rado.
Ovvio che amo analizzare il progetto da un punto di vista comunicativo, come feci alla Social Media Week di Roma, o imprenditoriale, ma vorrei più occasioni per raccontare i retroscena.
Da quando è nato Urban Lives la mia vita è completamente cambiata e io con essa: i continui spostamenti e l’intensa corrispondenza con artisti di tutta Italia mi hanno portato allo stravolgimento di molte abitudini. Anche sul lavoro extra-Urban Lives ho talvolta privilegiato attività che a livello temporale mi lasciassero una maggiore libertà.
Seguire la vita di uno street artist significa calarsi nei suoi panni, mettersi in gioco, uscire spesso e volentieri in orari bizzarri e, ovviamente, correre anche dei rischi. Ho imparato a vedere il mondo con i loro occhi, a scoprire la strada, le città, i luoghi inesplorati e quelli abbandonati, vivendo così esperienze ed emozioni uniche in condivisione con altri.
Seguire la vita di uno street artist significa, in buona sostanza, viaggiare insieme, esplorare, conoscere, confrontarsi; un po’ come fai tu con il tuo blog, attraverso interviste come questa e il confronto con la tua comunità online.
Grazie a Urban Lives ho quindi potuto riscoprire il nostro territorio, visitando città nuove e avendo come compagni di viaggio artisti e amici locali. L’arte urbana è ormai legata a filo doppio con la mia vita e diversi artisti non sono più solo “tra i protagonisti di un blog”, ma sono diventati supporter, consiglieri, amici, compagni di bevute e confidenti.
Con Urban Lives penso (e spero) di aver dato anche io il mio contributo, tanto a livello di idee e di connessioni, quanto a livello narrativo, promozionale e creativo.
E’ vero, però, che mi sono anche dovuta scontrare con quelle che sono le mie paure, nonché con tutte le difficoltà tipiche del “fare una vita un po’ nomade”: pur soffrendo di vertigini, ho scalato altezze non indifferenti; ho viaggiato con la febbre; sono stata in piedi sotto il sole per ore; ho vissuto per 5 mesi in un’altra città; ho faticato a incastrare lavori, viaggi e vita personale e a volte ho anche sofferto, arrivando anche a pensare di mollare tutto.
In questi rari momenti, però, mi ha dato e mi dà forza il pensare ai miei amici artisti, ai miei preziosi collaboratori, alle soddisfazioni, alle gioie e a tutti i luoghi dell’arte urbana che ancora non ho esplorato, così come mi rinvigorisce il pensare a tutti gli inviti che ancora non ho accettato, ai progetti e alle idee alle quali sto lavorando (di cui una con una nota emittente TV) e a tutti gli artisti emergenti che voglio scoprire. Grande merito hanno, infine, anche le splendide parole della community, degli amici e dei sostenitori, le quali mi permettono di rialzarmi, rimboccarmi le maniche e guardare avanti.
Da chi è composto il pubblico di Urban Lives? E’ un pubblico variegato in termini di età, sesso e distribuzione geografica oppure è piuttosto omogeneo? Se te lo chiedo è perché voglio capire se ancora oggi la street art viene recepita come “roba da e per i giovani” oppure sta finalmente nascendo un interesse trasversale.
Poche sorprese in realtà sul fronte lettori, sia dal punto di vista del sito, sia da quello della community online: 50% donne e 50% uomini; la fascia d’età è quella tra i 25 e i 35 anni e quasi tutti collocati nelle “città della street art”, ovvero quelle che ho visitato di persona e di cui ho scritto articoli-reportage. In testa ci sono Roma, Milano e Torino. L’unica sorpresa è rappresentata da Genova, città nella quale non sono ancora stata.
Spero col tempo di riuscire a convogliare verso i miei contenuti un pubblico sempre più ampio ed eterogeneo. Mi piacerebbe, ad esempio, veder maggiormente coinvolta una fascia di pubblico appartenente ad un’età più alta rispetto alla media attuale.
Urban Lives: verso l’infinito e oltre
Se volete approfondire quanto fatto da Ivana con Urban Lives fino ad oggi, sappiate che potete farlo attraverso il sito ufficiale, la fanpage, il profilo Twitter e quello di Instagram.
Non credo ci sia bisogno di sottolineare quanto progetti come Urban Lives rappresentino “una boccata d’aria fresca” al giorno d’oggi, specie perché, grazie anche al supporto dei social media, hanno la possibilità di espandersi in modo pressoché infinito, portando alla scoperta di espressioni artistiche sempre nuove e alla realizzazione di situazioni, come ad esempio eventi a tema, potenzialmente capaci di raccogliere l’attenzione di molte, moltissime persone.
Ringrazio Ivana per la disponibilità e vi do appuntamento alla prossima intervista.
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